Dal Corriere delle Alpi del 23 luglio 2017

Pronto un bando per la raccolta delle proposte di rilancio. «Ma la struttura non deve restare un santuario nel deserto»

Terme di Valgrande il sindaco apre a possibili investitori

COMELICO SUPERIORE Con i primi cantieri del nuovo collegamento sciistico tra Padola e Sesto, in Comelico si spera che possano nuovamente decollare i progetti di sviluppo legati alle terme di Valgrande, chiuse nel 2012 dopo una decina d’anni di attività.Il sindaco Marco Staunovo Polacco le ha provate tutte da quando è stato eletto. Ha ricevuto manifestazioni d’interesse, ma come lui stesso ha fatto sapere nell’assemblea pubblica dell’altra sera a Dosoledo, nessuna si è concretizzata in un investimento serio. Sono state contattate anche le aziende termali di Bibione, Montecatini e di altri centri italiani, ma senza esito.Ma Staunovo non si arrende: prossimamente sarà lanciato un bando per raccogliere proposte di possibile recupero e rilancio di questo sito, voluto all’inizio del 2000 dalla Regione e portato ostinatamente avanti dall’allora assessore regionale Floriano Pra.

Le difficoltà di gestione, che hanno visto impegnati anche numerosi operatori turistici di Padola e del Comelico, si sono rilevate insormontabili, soprattutto nel momento in cui è stato chiesto un affitto da parte dell’allora amministrazione comunale, ritenuto impraticabile da chi faceva salti mortali per fare tornare i conti. L’altra sera il sindaco ha dato la sveglia ai possibili investitori del territorio, per questa e altre iniziative, ma la ferita è ancora aperta e, probabilmente, una soluzione non potrà che arrivare dall’esterno. Qualcuno immagina, ancora una volta, dalla Val Pusteria, già impegnata a portare il “circo bianco” in Valgrande.«Va dato atto, in questo momento di grande entusiasmo per lo sviluppo che arriva dal Fondo dei Comuni di Confine, dell’opera quasi eroica svolta in questi anni dagli imprenditori locali dei vari settori», testimonia Davide Zandonella Necca, referente di Confcommercio a Comelico Superiore e componente del consiglio provinciale della stessa associazione. «A questi imprenditori possiamo chiedere un supplemento di impegno, ma si riconosca che il Comelico ha resistito grazie a loro e si sappia, quindi, valorizzarli per il futuro».Talune ferite ancora sanguinano ma – secondo Zandonella Necca – «la disponibilità a rimettersi in gioco ancora c’è, a patto, però, che i progetti siano chiari e sia garantita la massima collaborazione tra pubblico e privato».

Le terme delle Dolomiti, il complesso più alto d’Italia, sono alimentate da un’acqua ad elevata affinità per la pelle e le mucose, che scaturisce ai piedi di Cima Bagni. Nello stabilimento inaugurato da Galan e da Pra si sono praticate cure idropiniche e inalatorie, idromassaggi, bagni di fieno, lettino di vapore, massaggi rilassanti, ayurveda e shiatsu. Si effettuavano, inoltre, fisiochinesiterapia, percorsi vascolari e programmi personalizzati antistress. Le acque venivano utilizzate anche per curare malattie otorinolaringoiatriche, respiratorie e cardiovascolari. Per anni è stata la stessa Università di Padova a garantire tutte le verifiche del caso.Il sindaco attuale si guarda bene dal polemizzare con i predecessori, però non nasconde che l’impresa di un nuovo inizio è molto problematica. Esige, tra l’altro – come riconosce anche Zandonella Necca – che le terme «non restino un santuario nel deserto, ma che si contestualizzino in tutta una serie di attività ricettive, soprattutto a seguito del collegamento sciistico che garantirebbe agli appassionati di partire da Padola e di salire fino sulle montagne austriache, attraverso gli impianti tra la Valgrande e la Val Pusteria». In assemblea, il sindaco Staunovo Polacco ha spiegato che sulla base dei risultati del primo bando di interesse si tireranno le somme per decidere quali progetti portare avanti e, sostanzialmente, quale modello termale praticare.

Francesco Dal Mas