Durante la 2a guerra mondiale la strada ferrata del Cadore sfruttata come “risorsa” bellica
Pubblicato on 20/Ago/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 19 agosto 2107
Durante la seconda guerra mondiale
La strada ferrata del Cadore sfruttata come “risorsa” bellica
AURONZO Il trenino delle Dolomiti evoca ancora oggi l’ideale di un progresso saggio e mai invadente, con il ricordo nostalgico di un convoglio a misura di ambiente, integrato addirittura in esso, senza impatti e senza offese alla natura e agli uomini. Eppure le cose non stanno proprio così. A parte il fatto che tutti i progetti di questa linea via via concepiti a partire dall’800 ebbero sempre, sia da parte italiana e sia austriaca, una marcata valenza militare, ci sono pure episodi non troppo noti che videro il pacifico trenino trasformarsi in temibile macchina di guerra.
Ciò avvenne nel 1944 ad opera dell’esercito tedesco che, oltre ad utilizzarlo come mezzo di trasporto, ebbe la bella pensata di blindarlo ed armarlo per contrastare i continui attacchi ai convogli ad opera dei partigiani della “Calvi”.Così, all’alba del 10 ottobre di quell’anno, mentre la zona sopra Vinigo e Venas veniva sottoposta a rastrellamento, da Cortina giunsero circa 200 militi tra “SS” e “Lanwacht” a bordo di un treno speciale armato con mitragliere, che si fermò a Cancia, proprio sul curvone soprastante la casa di Tita Sala. Si trattava di una sorta di convoglio corazzato allestito in fretta dalla Gendarmeria cortinese con l’utilizzo delle porte in lamiera di fortini dismessi della “Linea Littorio”.
Queste, fissate sui frontali e sui lati di alcuni carri merci, riuscivano in effetti a dare sufficiente protezione dalle armi da fuoco in caso di imboscata. I tedeschi sapevano che proprio da quel punto partiva una rotabile che saliva verso la zona in cui poi sorse il villaggio “Agip” e che si innestava su una mulattiera militare della Grande Guerra.Questa saliva fin sopra Vinigo, a Pian de Sadorno, dove si erano rifugiati in un fienile i resti del Battaglione “Bepi Stris”, circa 40 uomini, comandati da Tita Sala “Celso”. Da Borca delle staffette partigiane si portarono subito in bicicletta a Vinigo, per avvertire del pericolo incombente e, anche per l’intervento della maestra Letizia Siragna, che supplicava di non offrire ai tedeschi il pretesto di incendiare Vinigo, Tita diede l’ordine di ritirarsi verso Forcella Antracisa.
Il 17 febbraio 1945 alcuni caccia alleati avvistarono un treno merci che viaggiava da Cimabanche verso Ospitale e calarono ripetutamente a mitragliarlo: macchinista e ferrovieri si salvarono miracolosamente fermando il treno e buttandosi nella spessa coltre di neve a fianco della linea. Si lamentò solo il ferimento superficiale di due persone, nonché una tremenda scossa patita dal capotreno di un altro convoglio fermo alla stazione di Sorgenti ed investito dalla corrente a causa di un filo della linea telefonica. (w.m.)