Dal Gazzettino del 12 maggio 2017

«Le cerniere del Mose scelte da Cuccioletta»

Gli esperti nominati dal Magistrato alle acque (Mav) per verificare la validità delle soluzioni tecniche proposte per realizzare il Mose venivano retribuiti dal Consorzio Venezia Nuova (Cvn), ovvero dal soggetto che avrebbero dovuto controllare.L’incredibile circostanza è emersa ieri, nel corso dell’udienza del processo che vede sotto accusa gli ultimi otto imputati, accusati a vario titolo di corruzione e finanziamento illecito ai partiti. A raccontarlo è stato l’ingegnere trevigiano Armando Mammino, uno dei massimi esperti italiani di calcolo strutturale, il quale fu chiamato dall’allora presidente del Mav, Maria Giovanna Piva, a far parte del Comitato tecnico di magistratura, l’organismo a cui spetta il compito di vagliare le migliori soluzioni per il Mose. Mammino ha spiegato che la Piva non gli fece mai pressioni di alcun tipo, e che anzi gli raccomandò di essere libero nel formulare le raccomandazioni tecniche che riteneva necessarie.L’ingegnere ha confermato che la questione più combattuta fu quella delle cerniere: la migliore riuscita era garantita dalla fusione dei vari elementi, ma il Cvn premeva per realizzarle saldate. Mammino e gli altri esperti del Comitato erano contrari e lo dissero apertamente. Ma, mentre la Piva non li forzò in alcun modo, la situazione cambiò radicalmente quando al suo posto arrivò Patrizio Cuccioletta (che ha già patteggiato per essere stato al soldo di Giovanni Mazzacurati). Mammino ha raccontato che Lorenzo Fellin, ingegnere padovano docente di impiantistica, fu offeso pubblicamente. «Cuccioletta gli diede dell’ignorante», ha ricordato. Mammino nel 2009 fu licenziato perché non aveva voluto cambiare idea e dirsi a favore delle cerniere saldate: per tenere la schiena dritta, preferì rinunciare ad una consulenza che gli aveva fruttato fino a quel momento circa 600mila euro, 100 mila all’anno. E Cuccioletta decise da solo le cerniere saldate.In chiusura di udienza la difesa della dottoressa Piva ha depositato al Tribunale copia della convenzione tra Stato e Cvn, la n. 7191 del 1991 (quella che stabilisce una percentuale fissa del 12 per cento per le spese di gestione del progetto Mose) sostenendo che è in base a quella norma che il Cvn ha pagato i componenti del Comitato tecnico di magistratura. Ma secondo il pm Stefano Ancilotto non è così: nell’aggio del 12 per cento erano incluse le spese per i consulenti del Cvn, non certo i soldi per retribuire i controllori. Lo scandalo Mose riserva sempre nuove sorpese.© riproduzione riservata