L’autonomia non è un bancomat
Pubblicato on 30/Set/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 29 settembre 2017
La riflessione – L’autonomia non è un bancomat
Autonomia è far tesoro nella nostra vita quotidiana di quanto vissuto e appreso in centinaia di anni di emigrazione nel mondo. Quindi dedizione al lavoro, alla famiglia, alla patria e sopportazione del sacrificio e della lontananza, ma nel contempo capacità di convivere con l’altro ed essere arricchiti dalla sua diversità. Ricordo che Belluno ha da sempre una delle maggiori percentuali di emigranti in Italia. Autonomia è riconoscere e riproporre usi e costumi che le nostre Comunità avevano per prime rafforzato con la nascita delle Regole.
La proprietà collettiva e di conseguenza la tutela del territorio; la solidarietà effettiva nella buona e nella cattiva sorte, quindi forte unità della popolazione. Cosa che oggi purtroppo è andata scemando. Autonomia è essere in grado di mantenere e offrire all’esterno un contesto sociale ricco di volontarismo, solidarietà, rispetto della legalità, pulizia morale e del territorio. Valori che ci identificano ovunque andiamo. Autonomia è ricordare e valorizzare quanto i nostri predecessori hanno realizzato per il nostro miglior vivere e che è divenuto un bene usufruibile da tutti.
Solo alcuni esempi: Beato Bernardino da Feltre propulsore dei Monti di Pietà e quindi della Casse rurali; Tiziano Vecellio, nei cui dipinti le Dolomiti assursero a rango di protagonista; lo scultore Andrea Brustolon, perfezionò l’arte della lavorazione del legno, ben nota e sviluppata in Zoldo, Cadore ed Agordino, fulcro del nostro artigianato artistico; mons. Antonio Della Lucia, fondatore del primo asilo rurale e della prima latteria sociale italiana; Aristide Gabelli, che riformò i programmi nazionali per le scuole elementari, dando un fine formativo e non solo nozionistico.
Autonomia è riconoscere le peculiarità che ci appartengono e ci differenziano, non solo le territoriali, positive o negative che siano; le specificità vegetali e animali, quelle gastronomiche ed artigianali, quelle linguistiche e letterarie. Non dobbiamo tenerle strette come un bene da proteggere, ma saperle proporre all’attenzione di tutti. Autonomia è quindi chiedere subito le competenze che già sono previste per le Regioni ordinarie nell’art. 116 terzo comma della Costituzione. È quindi valorizzare il patto costituzionale italiano, non uscirne. Patto costituzionale che deve riconoscere l’Autonomia come fatto “antropologico, preesistente alla formazione dello Stato” (Daniele Trabucco). Tutto questo ed altro dovrebbe far parte integrante della coscienza bellunese: solo da ciò ne scaturirà logicamente la richiesta dell’Autonomia, che non è semplicemente chiedere un bancomat.
Tomaso PettazzI