ARPAV Arabba: «Ghiacciai in riduzione, colpa anche dell’inquinamento»

Dal Corriere delle Alpi del 25 settembre 2018-

Il climatologo dell’Arpav di Arabba:
«Le ghicciaio Marmoladalocalità in alta quota hanno risentito in modo maggiore di questa brusca variazione»

Marigo: «Il “break meteorologico” si è sentito soprattutto sulle Alpi» l’esperto: Le Alpi, insieme alla Scandinavia, sono le aree in cui il “break meteorologico” verificatosi alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso ha inciso di più.

Gianni Marigo, meteorologo climatologo dell’Arpav di Arabba, è un profondo conoscitore delle condizioni territoriali delle montagne bellunesi e un attento divulgatore di una materia che richiede più di un’occhiata veloce ai bollettini che quotidianamente l’Arpav mette a disposizione. I dati di Edjnet corrispondono alle elaborazioni che quotidianamente porta avanti con il suo lavoro?«Per quanto riguarda la tendenza climatologica direi di sì. Dal 1900 al 1980, tra anni più caldi e anni più freddi, l’andamento è stato complessivamente costante. A partire dalla fine degli anni Ottanta si è assistito a un vero e proprio “break meteorologico”, con un sensibile rialzo delle temperature, con valori sopra la media. Questo cambiamento ha interessato in particolare la Scandinavia e tutta l’area delle Alpi, quindi anche la provincia di Belluno.

Non me la sento invece di confermare l’incremento di 2 gradi tra il 2000 e il 2017, che in base alle nostre rielaborazioni pare sproporzionato. Il dato, come del resto spiegato dallo studio, emerge da una serie storica di informazioni rielaborate e prende in considerazione sia le stime delle stazioni meteo che i modelli, appunto, oggetto di rielaborazione (in gergo tecnico si chiama “rianalisi”). Siamo invece del tutto d’accordo per quanto riguarda la tendenza.

Detto questo, le località in alta quota hanno risentito in modo maggiore degli effetti del riscaldamento. Un fenomeno comune a tutte le Alpi. Di conseguenza, i giorni di caldo aumentano e diminuiscono quelli di freddo».In che modo i ghiacciai “rispondono” ai cambiamenti climatici? «I ghiacciai sono sensibili alle fluttuazioni di temperatura. Gli effetti si vedono però nel lungo periodo, molto lentamente. I valori sopra la media hanno contribuito a un regresso delle masse di ghiaccio, pensiamo a quella della Marmolada.

Se il trend non cambierà, ossia se la colonnina di mercurio continuerà a salire, dovremmo aspettarci un’ulteriore riduzione e un vero e proprio ritiro. Se le temperature rimarranno costanti, in ogni caso si arriverà a un equilibrio diverso dei ghiacciai, che comunque vedranno diminuire superficie e spessore. Da sottolineare il fatto che sono molto più dannose le ripetute estati calde degli inverni estremamente nevosi. In sostanza, anche se fa freddo, riguadagnare “terreno” è pressoché impossibile». L’aumento delle temperature è la sola causa del regresso dei ghiacciai?«Assolutamente no. La fusione delle masse di ghiaccio è provocata anche dall’inquinamento, che va ad amplificare gli effetti delle temperature più alte. Basti pensare che i ghiacciai, in alcuni punti, stanno diventando di colore grigio o addirittura nero. Questo perché si trovano relativamente vicini a zone molto antropizzate e il residuo dei combustiili determina il deposito di materiali di vario tipo». –M.R.