Autostrade, il piano Delrio-Ue ridisegna la mappa del Nordest
Pubblicato on 28/Ago/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 27 agosto 2017
Più efficienza, tariffe calmierate e meno società: si profila una rete integrata Tirreno-Brennero
Concessione allungata di 4 anni all’Aspi dei Benetton. L’ingresso di Anas, l’in house per Autovie e A22
Autostrade, il piano Delrio-Ue ridisegna la mappa del Nordest
PADOVA Il piano di rilancio delle concessioni autostradali, definito tra il ministro Graziano Delrio e la commissaria DgComp Margrethe Vestager il 5 luglio scorso, è il primo tassello di un disegno italiano di riordino del settore, sempre più attento alle regole e al diritto europeo, specie in tema di appalti e concessioni. L’obiettivo è quello dell’efficienza: significa superare, a regime, le mini-concessioni spesso inefficienti per dare luogo a tre-quattro sistemi autostradali per l’Italia intera.
L’attenzione ora è tutta sull’offerta di acquisto che Atlantia ha fatto ad Abertis, che porterebbe l’A4-Brescia-Padova e la Valdastico (verso cui è aperta una procedura della Commissione per la mancata realizzazione del tratto Nord) sotto la gestione di Autostrade per l’Italia (Aspi).
La società dei Benetton, controllata da Atlantia, gestisce quasi 3 mila chilometri di rete autostradale ed è, e sarà, il primo player nel disegno di “reductio” in mano al ministro Delrio. Ci sarà poi un polo lombardo-piemontese e, per il Nord, è lecito ipotizzare che le due autostrade del Nordest, con concessioni scadute e verso l’in house, ovvero Autobrennero e Autovie, possano essere integrate con Cav (Passante) e Parma-La Spezia (Cisa) per dare vita a una rete Tirreno-Brennero da gestire in modo unitario.
La suggestione è corroborata da fonti vicine al ministero. L’accordo firmato il 5 luglio, i cui contenuti saranno notificati alla Dg Comp a giorni, si propone di ristrutturare il comparto senza mettere in dubbio i contratti esistenti. L’accordo sblocca 10 miliardi di investimenti che hanno già l’ok europeo e rispettano le regole in materia di aiuti di stato. In sintesi: il ministro ha proposto di modificare alcune concessioni senza gara per assicurare la crescita e gli investimenti senza rincari alle tariffe dei consumatori.
Così Bruxelles ha concesso due proroghe autostradali per calmierare i pedaggi e rientrare dai costi. Nel caso di Aspi (Benetton) si consente a un allungamento della concessione di quattro anni fino al 2042 e a una modifica del valore di subentro per evitare gli aumenti dei ticket e realizzare la gronda di Genova e nuovi ampliamenti di corsie, senza gravare sul consumatore.
Così anche le tratte a Ovest (in Piemonte e Lombardia) gestite invece dal gruppo Gavio. Ci sono però altri due grandi temi autostradali sul tavolo europeo e riguardano due concessioni scadute proprio a Nordest: Autovie e Autobrennero.In questo caso il governo, da tempo, ha deciso di non mandare le tratte a gara, optando per una gestione ispirata alla collaborazione tra regioni ed enti interessati, in linea con la giurisprudenza europea.Un’intesa Stato-regioni del 2016 prevede che siano proprio gli enti locali, con società in house, a farsi carico della gestione delle infrastrutture autostradali per conto dello stato.
Ma, se in Autobrennero la questione sembra del tutto definita, salvo l’uscita dalla compagine di tutti i privati (l’in house deve infatti essere interamente pubblica), l’ingresso nel capitale della newco “ex Autovie” di Anas, inizialmente non contemplata, potrebbe cambiare lo schema. A luglio la presidente del Fvg Debora Serracchiani ha confermato, per la prima volta, che «non sussistono motivi per precludere la partecipazione di Anas alla newco».
Una notizia attesa dallo scorso maggio ma non è ancora chiaro del tutto l’impianto finale perché, con l’entrata di Anas, la società di gestione potrebbe essere riportata sotto il controllo, analogo, dello stato. Anas oggi già compartecipa la Cav (la società che gestisce il Passante) al 50%, il restante 50% è della Regione Veneto. Anas è l’ente nazionale per le strade e forse, l’unico partner possibile per Veneto e Fvg, in un’ottica di polo futuro comune. Anas entrerebbe in aumento di capitale controllando il 43,9%, il 50,1% resta al Fvg e il 6% alla Regione Veneto. Andrà deciso se si tratterà di una compartecipazione di gestione come accadde con Cav o no. In questo caso bisognerà capire da chi dipenderà l’in house che deve avere il governo in capo a un ente pubblico.
Eleonora Vallin