Brescia-Padova, in agenda la quarta corsia
Pubblicato on 22/Nov/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 21 settembre 2017
Il manager Bruno Chiari: «Autostrada satura». Le cifre: quasi 300 mila veicoli al giorno, traffico pesante in aumento del 4,21%
Brescia-Padova, in agenda la quarta corsia
VERONA«La Brescia-Padova è satura, stiamo pensando alla quarta corsia come parziale soluzione del problema». Bruno Chiari, direttore generale della Brescia-Padova Spa parla anche da automobilista: «A volte si viaggia ai 90 l’ora per il traffico». La quarta corsia non è solo un proclama per dare forza e valore all’iter avviato della Valdastico Nord ma un’emergenza. Che il traffico, soprattutto pesante, sia ripartito nella grande arteria orizzontale a Nord del Paese è chiaro a qualunque automobilista percorra l’autostrada che attraversa il cuore manifatturiero veneto e bresciano. Oggi, conferma Chiari, «in alcuni giorni e fasce orarie, l’A4 è satura: contiamo 100 mila veicoli equivalenti al giorno che percorrono l’intera tratta; gli effettivi, che entrano o escono ai vari caselli con percorrenze differenti, sono 300 mila. Siamo l’autostrada più trafficata dell’intero gruppo Abertis».
Che è l’azionista dell’A4 Holding che controlla 8.600 chilometri di autostrade in tutto il mondo. E questo è il primato veneto: da gennaio a luglio sono transitati 2,9 miliardi di veicoli, per l’esattezza sono 94.700 equivalenti al giorno, di cui 68 mila circa leggeri e 26 mila circa pesanti. La crescita totale anno su anno (dati al 30 luglio) è del 2,62%. Ma se il traffico leggero segna +2%, quello pesante viaggia a +4,21%. E cresce ancora, tant’è che Chiari oggi arrotonda a un +5%. «Un’uscita a Vicenza verso il Brennero anziché a Verona toglierebbe veicoli sia all’A4 sia all’A22» ragiona il dg. Il nodo traffico sull’A4 non è nuovo al dibattito veneto che anni fa sospese il progetto delle tangenziali venete che dovevano unire le province di Verona, Vicenza e Padova attraverso una lunga arteria in project financing di 109 chilometri, da Peschiera a Vigonza. Nato nei primissimi anni del Duemila, quel piano prevedeva una nuova infrastruttura parallela all’A4 ma la Regione lo sospese per le criticità ambientali, specie nel Veronese, tant’è che il Cipe non ha mai approvato nemmeno il progetto preliminare. L’opera sarebbe costata 2,2 miliardi e nel 2007 aveva trovato come soggetto promotore l’Ati Mantovani-Maltauro-Pizzarotti. Ma non se ne fece nulla.
E ora? Con la crisi di qualche anno fa, un tal progetto sarebbe sembrato meno urgente ma oggi va registrato il fatto nuovo: mentre da Venezia a Trieste non si è ancora completata la terza corsia, da Brescia a Venezia si è già messa idealmente in cantiere la quarta.
Il dg dell’A4: «Non è contro Trento la Valdastico porterà lavoro e Pil»
VERONA«Siamo partiti ma questa non è una battaglia con Trento: abbiamo preso un impegno con il ministero e abbiamo un cronoprogramma da rispettare. Stiamo solo facendo il nostro dovere». Bruno Chiari, amministratore delegato dell’autostrada Brescia-Padova, traccia uno spartiacque netto tra l’intesa politica che la Regione Veneto dovrà raggiungere con la Provincia di Trento e il ministero dei Trasporti, in seno al Comitato Paritetico avviato nel 2016, e il naturale proseguo in Veneto della Valdastico Nord. Opera prevista dal piano finanziario con cui la spa ha ottenuto la «ri-determinazione della concessione al 2026». Opera definita «prioritaria» dal documento economico finanziario 2017 del ministero, l’ex legge Obiettivo.
I lavori oltre Piovene Rocchette? Si spera possano partire a fine 2018. Già a marzo si attende l’approvazione del Cipe del progetto definitivo depositato l’11 luglio scorso.Il treno è partito, ma non c’è il rischio che sia solo uno slittamento più in là del casello finale di un’opera nata negli anni ’70?«Nel 2012 abbiamo presentato il progetto preliminare e nel 2013 abbiamo ricevuto le indicazioni del Cipe, compreso l’avvio del comitato con Regione Veneto, Trento e Mit. La Valdastico Nord è nel piano finanziario e abbiamo l’obbligo di farla, in Veneto. Il tratto trentino appartiene a una storia più complessa ma la regia è in mano al ministero. Al tavolo noi partecipiamo come braccio operativo per elaborare tecnicamente gli input che emergono dalla discussione. Posso solo dire che troverei strano se il Cipe, dopo aver approvato nel 2013 il piano preliminare, arrivasse ora a dare l’ok al progetto definitivo che prevede un esborso importante, solo per arrivare fino a Pedemonte. La Valdastico ha senso solo con un prolungamento verso Trento. Anche il documento che ha avviato il Comitato paritetico parla di interconnessione tra la Valle dell’Astico, Valsugana e Valle d’Adige. La curvatura del tracciato a Pedemonte è pensata per proseguire».Fino all’A22?«Il tema è aperto, è possibile che si arrivi vicino l’A22 per intercettare la statale 12 dell’Abetone e del Brennero».
Chi decide dove e come?«Lo definirà il comitato avviato nel 2016 con un mandato lavori di due anni; ma questa non è una guerra A4-Trento, lo ribadisco: non ci sono congiunture legate al referendum. È un’opera che avrà un impatto positivo sull’economia locale con un Pil in crescita del 2% l’anno per i prossimi 10 anni. Senza contare la ricaduta occupazionale per le aziende del territorio. La gara di appalto lavori sarà globale ma la subfornitura sarà locale e ci sarà lavoro per 6-10 anni».
L’ex legge Obiettivo chiede una revisione del tratto trentino in termini di strada extraurbana. Ammettiamo che ci sia l’intesa, cosa cambierà per un automobilista nel passaggio da autostrada a superstrada, dopo Pedemonte?«È una questione più di nomenclatura più che di fattura, in concreto: cambiano le misure delle corsie che sono leggermente più piccole e i limiti di velocità sono inferiori. Ma anche questo tema è aperto».
Che previsione di traffico avete per la tratta Nord?«La stima sull’intera apertura della tratta che auspichiamo possa avvenire nel 2025-2026, ma molto dipenderà da quando verrà raggiunta l’intesa con Trento, è di 25 mila veicoli al giorno equivalenti (quelli che percorreranno l’intera tratta): 20 mila leggeri e 5 mila pesanti. Quelli effettivi, ovvero che entreranno anche per soli pochi chilometri, saranno molti di più».
Oggi che numeri di traffico ha la Valdastico?«Compresa la tratta Sud in aumento del 7% annuo, siamo a 15 mila veicoli equivalenti».Qualora dovesse cambiare l’azionista, visto l’opa su Abertis lanciata da Atlantia, cosa succederebbe?«Nulla, l’opera è prevista dal Pef fin dagli anni ’80 e resta anche in caso di cambio di proprietà. Le uniche istituzioni che possono minare l’impegno sono quelle politiche ma significherebbe rimettere in discussione trent’anni di lavoro».Il costo per il primo lotto di 17,8 chilometri è di 1,299 miliardi.
Metterete risorse proprie ma a quanto ammonterà il debito bancario?«La realizzazione ha un suo equilibrio, l’autostrada sarà ripagata dai pedaggi e, a fine concessione, dal valore di subentro di chi arriverà dopo di noi. Abbiamo un cash flow importante ma apriremo un finanziamento pari a circa metà del costo». Sarà un’opera prevalentemente in galleria. La maggiore è più lunga del traforo del San Bernardo, in pratica un automobilista ci mette meno dalla Valle D’Aosta ad arrivare in Svizzera…«La Galleria del Cogollo sarà di 6,5 km, il San Bernardo è di 5.798 metri. Sarà l’opera principale. Sui 17,8 km, 13,3 saranno in galleria ma stiamo parlando di una smart road secondo le regole Ue con colonnine di ricarica per veicoli elettrici, internet of thinks per auto senza pilota, wi-fi, barriere trasparenti anti-rumore, mitigazioni ambientali e massima sicurezza».
Avete definito gli espropri?«Abbiamo recepito le indicazioni del Cipe del 2013 spostando il tracciato verso la sinistra della Valle D’Astico, il 18 settembre il Mit ha dato l’ok alla pubblicazione del progetto definitivo per l’avvio degli espropri e presentazione a tutti i comuni interessati. L’elenco è disponibile e il dialogo con enti e privati costante. Il nostro delegato per i raporti con il territorio è il consigliere Costantino Toniolo. C’è tempo fino a 60 giorni per esprimere le osservazioni al ministero, stimiamo la convocazione della Conferenza dei servizi per novembre».
Eleonora Vallin