Cai e Avs: alleanza contro i continui attacchi alla montagna

Cai e Avs, alleanza contro le lobby – «Continui attacchi alla montagna»
Alto Adige | 19 Marzo 2023

BOLZANO
Insieme contano più di 80 mila soci, ma politicamente, per ammissione dei loro stessi presidenti, contano poco niente. La Provincia spesso non li ascolta, accusano, le lobby economiche sono molto più potenti di loro. Insomma, Cai Alto Adige e Alpenverein Südtirol, uniti in un comune sentire e agire inimmaginabile soltanto pochi anni fa, lottano contro i mulini a vento. Ma non si arrendono, anzi. E di gente che dà loro retta
sulla tutela dell’alta quota ce n’è, eccome. Basti pensare alla petizione lanciata dal Team K per fermare la svendita delle Dolomiti e salvare le montagne da ulteriori scempi come il nuovo rifugio Santner: sta a 49 mila firme. Georg Simeoni (Avs) e Carlo Alberto Zanella (Cai) ne hanno parlato col direttore Alberto Faustini e i giornalisti dell’Alto Adige durante una delle usuali riunioni quotidiane di redazione.

Accerchiati – «Ultimamente non sappiamo più da che parte girarci», ha ammesso Zanella. «Attacchi continui, la cosa ci spaventa». Il fondovalle «ormai è antropizzato oltre ogni limite, di sfruttabile e quindi da parte nostra difendibile ormai rimane solo l’alta quota, sempre più aggredita». L’atmosfera che si respira è che, per via del riscaldamento globale, si tenti si portare lo sci sempre più in alto. «La nostra posizione però – condivisa con Cai nazionale e Club alpini austriaco e germanico – è chiara: siamo contrari ad un ulteriore sviluppo», gli fa eco Simeoni. Il problema in Alto Adige, accusano, è la pressione delle lobby del turismo e dell’economia. «Da parte nostra – così Simeoni – possiamo contare solo sul volontariato, dall’altra ci sono i quattrini…». La questione vera, «è che le Dolomiti si stanno sviluppando come un lunapark, troppe
installazioni».

I grandi numeri non bastano – L’Avs, considerando i numeri, è una potenza: 76 mila soci, molto più della Svp. Sommandoci i 6.400 soci Cai, si sfonda quota 80 mila. Ed entrambi i sodalizi sono in crescita. Simeoni però spiega: «Siamo un’associazione del tempo libero, non ci sono di mezzo interessi economici o politici». Un ventennio fa il suo predecessore Luis Vonmetz, scomparso di recente, era stato candidato alle provinciali da Durnwalder, portando a casa soli 4.000 voti. «A contare sono artigiani, albergatori, contadini. Le vere lobby». Simeoni chiarisce con un esempio: «Noi siamo 76 mila e abbiamo 20 dipendenti. Il Bauernbund ha solo 22 mila soci, ma 300 dipendenti». Le associazioni alpinistiche di recente sono state ricevute dall’assessora Kuenzer, riguardo alla tutela del Sassolungo: «Non ci ascolta, ascolta le pressioni di altri; segue un’idea fissa dettata da qualcuno, non si sposta».

Punto di saturazione – «La nostra paura – incalza Zanella – è che le nostre montagne abbiano raggiunto il punto di saturazione. Parecchia gente si trasferirà nel Bellunese. I turisti sono stufi di fare code al parcheggio, alla funivia, al rifugio». Insomma, «il mancato sviluppo bellunese diventerà un’occasione».
Non per niente, si sta tentando di portare a casa il collegamento Padola-Passo Monte Croce, per riportare in Alto Adige gli sciatori emigrati altrove. «Vogliono portare tutti a sciare da noi», così Zanella. I tentativi in corso sono millanta: il collegamento Monte Cavallo-Fleres («e giù alberi»), Gitschberg, Sesto-Sillian, val d’Ultimo-Laces. «Noi – così ancora Zanella – abbiamo deciso di rompere le scatole su tutto, in anticipo, anche se poi magari va a finire come per il Santner: abbiamo detto no due volte, alla fine non ci hanno invitati e hanno deciso tutto loro. D’altra parte, chi li contrasta?» È anche, banalmente, una questione di risorse. Contro la nuova funivia di Tires, Avs e Cai hanno fatto ricorso, «ma chi tira fuori i soldi?». E così, «si mettono d’accordo Provincia e Procura». «Una cosa indecente», rincara Simeoni. «Hanno bypassato gli
abusi, mai visto nulla del genere».

Zone industriali e no – In Badia, in Gardena, a Plan de Corones al massimo si può ristrutturare, perché manca fisicamente lo spazio per costruire ex novo. «Ormai sono zone industriali», commenta caustico Simeoni. «Possono fare quello che vogliono». E lo fanno, anche perché ricevono comunque contributi. Altro discorso riguarda luoghi come il Sassolungo. «Sono 45 anni che chiediamo di farlo entrare nel parco naturale Sciliar Catinaccio».

Nessuno li ascolta. «Si oppongono cinque proprietari di Castelrotto e tutto si blocca». Con il sostegno, dicono Cai e Avs, della sindaca. Un esempio su tutti lo porta Zanella: «All’Alpe di Siusi gli ospiti degli alberghi potrebbero salire, fermandosi però all’inizio, a Compaccio. E invece girano, vanno in auto fino a Saltria, e il Comune chiude un occhio». Un altro esempio: la contestatissima funivia di Tires. «Undici milioni di euro regalati ai privati», sentenzia Simeoni.Zanella teme che ora arriverà la richiesta di una pista da sci. «Già hanno intenzione di realizzare quella estiva da downhill». Cai e Avs più che di trovarsi assieme a combattere sul medesimo fronte, non si sarebbero mai immaginati di trovarsi in questa situazione. Tale da aver fatto in pratica scomparire qualsiasi tensione etnica. Niente politica, niente nazionalismi. Ci si scontra ogni tanto su qualche cartello, ma sono bazzecole, quisquilie.

La questione rifugi – Un problema vero sono i rifugi: 13 del Cai, 11 dell’Avs. «Noi al massimo ci possiamo permettere di rattopparli, la Provincia ne ha 25, se serve li butta giù e li rifà». E lo consente anche ai privati, che sono una cinquantina, concedendo pure contributi. «In tutto – così Simeoni – noi, in due, riceviamo 700 mila euro l’anno. Quando poi danno 11 milioni e mezzo alla funivia di Tires». Gli affitti dei rifugi vengono interamente spesi in manutenzione. Ma non bastano. Simeoni: «Si dovrebbero fortemente ridurre i contributi ai privati, che ricevono l’80-90% delle spese sostenute per realizzare le forestali, che poi restano di proprietà privata». Come la Lahneralm in alta valle Aurina: il progetto del 2019 prevedeva costi per 400 mila euro, che ora, coi rincari, saliranno a 6-700 mila. «Per un solo contadino», chiarisce Simeoni. «Quante imprese, quanti artigiani che pagano le tasse e danno da mangiare a tot dipendenti ricevono così?» E Zanella: «E poi, una volta allargata la strada, temiamo l’assalto delle bici elettriche: sono come le cavallette, arrivano dappertutto senza fare fatica».

I passi, da regolare – Chiusura totale no, apertura a ore sì: auto fino alle 9 e dopo le 15. Si è creato un comitato, si premerà sulla Provincia per salvaguardare i passi dolomitici. No però alla chiusura di passo Nigra, «solo per giustificare una inutile funivia».

Il problema Bolzano – Sia Cai che Avs viaggiano bene, con l’arrampicata sportiva e la possibilità di assicurarsi i soci salgono. Tanti giovani, anche alle gite Cai. Ai corsi di arrampicata c’è la fila. Tante ragazze. Rimane il problema Bolzano. Conclude Zanella: «Manca un po’ il senso di appartenenza a questa terra, gli italiani – quelli dell’Alto Adige – vanno poco in montagna. La dimostrazione? A Bolzano l’Avs ha
8.000 soci, il Cai 2.000».

DA.PA