Comunicato “Centraline: se è vero, come è vero…”


Comunicato dal sito www.sosfiumi.it


Nei mesi estivi l’alto Bellunese è stato al centro di tre eventi pubblici di rilievo, anche mediatico, sul tema delle centraline idroelettriche:

– il presidio del 6 luglio sotto il palazzo della Provincia per contestare l’autorizzazione alla terza centralina sul torrente Rova (Agordo);

– la conferenza stampa indetta per il 21 luglio presso l’Orrido dell’Acquatona, a Sappada, da comitati e associazioni venete e friulane per annunciare il ricorso in Cassazione contro la concessione Piave-Val Sesis, che interessa la parte iniziale del Piave, la sola rimasta integra;

– la tavola rotonda “Centraline sì – centraline no” tenutasi a Cortina il 23 agosto, alla quale hanno partecipato rappresentanti del Comune, delle Regole, delle associazioni e degli impiantisti.

Il tema è complesso e non si presta a venire condensato in poche righe, ma, semplificandolo al massimo, il nocciolo della questione sta forse tutto nel seguente interrogativo, che i comitati e le associazioni impegnati nella difesa dei fiumi e dell’ambiente stanno ponendo da anni.
Un interrogativo che fino ad oggi non ha ottenuto risposte soddisfacenti.

Se è vero, come è vero:

– che gli incentivi governativi al nuovo idroelettrico pesano per 1 miliardo di euro sulla bolletta elettrica dell’Italia;

– che moltiplicati per i 20 anni della concessione fanno 20 miliardi di euro, quanto una finanziaria “lacrime e sangue”;

– che questi soldi vengono prelevati direttamente dalle tasche dei contribuenti, specie artigiani e piccole imprese, nella bolletta della luce alla voce oneri di sistema;

– che gli incentivi, grazie ai quali il kWh prodotto da questi impianti viene pagato fino a tre volte il prezzo di mercato, hanno scatenato una vera e propria corsa all’oro con la presentazione – quasi sempre da parte di soggetti privati – di 2.000 progetti di nuovi impianti mini-idroelettrici in tutta Italia (150 nella sola provincia di Belluno) che si aggiungono ai 2.000 esistenti;

– che questi 2.000 nuovi impianti andrebbero a intubare altri 3.000 km di corsi d’acqua per il 90% della loro portata, e che spesso si tratta degli ultimi corsi d’acqua naturali, scampati allo sfruttamento idroelettrico di metà ‘900;

– che il contributo energetico di questo nuovo sfacelo ambientale coprirebbe un misero 0,2% del fabbisogno energetico nazionale;

– che gli stessi incentivi, dirottati sul risparmio e sull’efficientamento energetico (edifici, impianti, trasporti), porterebbero a una riduzione dei consumi energetici nazionali superiore al 20%;

– che l’idroelettrico è riconosciuto come uno dei fattori di maggiore impatto sulla salute dei fiumi, e che i fiumi in buono stato di salute hanno la capacità di mitigare i disastri naturali quali inondazioni e siccità.

Se tutto questo è vero, ed è vero, qualcuno ci può spiegare per quale ragione i Governi continuano a incentivare il mini-idroelettrico, alimentando così una speculazione di proporzioni gigantesche a favore di pochi, con gravi danni ambientali e ricadute negative su paesaggio e turismo?

Per finire una provocazione: non sarebbe forse preferibile dare i soldi agli speculatori a patto che non facciano gli impianti, in modo da risparmiarci perlomeno il danno ambientale?

Comitato Peraltrestrade Carnia-Cadore
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Orzes al presidio provincia