Coldiretti «Condizioni sempre più estreme: difficile fare l’agricoltore»
Pubblicato on 26/Set/2018 in NewsDal Corriere delle Alpi del 26 settembre 2018
Alessandro De Rocco, presidente di Coldiretti e produttore di latte analizza i riflessi sul settore primario degli effetti del riscaldamento
«Condizioni sempre più estreme: difficile fare l’agricoltore»
Tra le sfide che l’agricoltura si troverà ad affrontare, in un futuro nemmeno tanto lontano, c’è quella dei cambiamenti climatici. Anzi, la sfida è già in atto e gli operatori del settore si trovano a dover far fronte a un meteo che sarebbe riduttivo definire semplicemente “ballerino”. La conferma arriva da chi il comparto agricolo lo conosce bene: Alessandro De Rocco, da pochi mesi nuovo presidente di Coldiretti Belluno, è già alla guida della cooperativa agricola “La Francescana” dal 2012 ed è un produttore di latte per Lattebusche.
L’agricoltura è da sempre influenzata dal clima, ma il fenomeno del riscaldamento globale sta provocando impatti più pensanti. Può confermarlo?«Negli ultimi anni si sono riscontrati fenomeni atipici, inimmaginabili fino a qualche tempo fa. Le conseguenze si vedono oggi parzialmente e saranno molto più evidenti in futuro. L’agricoltura è cambiata anche grazie all’introduzione di nuove tecniche. Il genio umano non ha limiti e saprà trovare soluzioni. Il problema sarà però quello dei costi: quanto si dovrà spendere per riuscire a coltivare un pezzo di terreno? Già oggi la redditività è limitata. Pensiamo solo alle piogge che provocano ritardi negli sfalci e, di conseguenza, una perdita significativa della proteina nei foraggi, che risultano quindi di bassa qualità. Le aziende si trovano nelle condizioni di dover acquistare i foraggi all’esterno, con un aggravio dei costi. Detto questo, ci sono realtà che possono trarre beneficio dall’aumento delle temperature: è il caso della coltivazione della vite, per esempio. Ma nel complesso i cambiamenti climatici non avranno effetti positivi».
Come è stata la stagione estiva 2018 per gli agricoltori bellunesi? «Registriamo un’annata piuttosto pesante. Il primo sfalcio non c’è stato e chi lo ha fatto si è trovato con una quantità di fieno molto bassa. Sul fronte coltivazioni, un esempio emblematico è quello del mais: basta guardarsi attorno per vedere che nei campi ci sono altezze diverse. Gli agricoltori, a causa del meteo, sono stati costretti a seminare in tempi differenti: chi lo ha fatto nel periodo delle piogge ha già provveduto con il raccolto, altri invece si trovano con piante che devono ancora arrivare a maturazione». Eventi climatici estremi sempre più frequenti (inondazioni, ondate di calore e siccità, brusco calo delle temperature) rischiano di colpire in modo più pesante i piccoli agricoltori e gli agricoltori di sussistenza?«Chi ha minori capacità di adattamento subirà di più le conseguenze negative. Ma penso anche che il problema sia generale e che risulti necessario investire in attività di formazione. Allo stato attuale quest’ultima è insufficiente ed è un grosso limite: le sfide si devono affrontare con un’adeguata preparazione». —
Martina Reolon