Collegamento Comelico-Pusteria: i proventi finiranno in cassa a Drei-Zinnen

L’amarezza di Casanova secondo cui il Comelico
si ritroverà a sostenere i costi «mentre i proventi finiranno nella casse della Drei Zinnen»

Collegamento con la Pusteria Mw dà la partita «quasi persa»

COMELICO SUPERIORE. «Con molte probabilità il collegamento si farà, appena limato dei suoi passaggi più delicati e offensivi verso l’ambiente».L’ammissione è di Luigi Casanova, l’anima ambientalista che di più ha contrastato l’impianto verso l’alta Val Pusteria. In una ricostruzione di ben 13 mila battute, affidata al sito di Mountain Wilderness, Casanova riassume tutta la vicenda, per chiedersi – amaramente – se «il Comelico si ritroverà a sostenere i costi di gestione della infrastruttura mentre i profitti finiranno nelle casse di Drei Zinnen».

Il leader ambientalista non si pone solo la domanda, si dà anche la risposta:
sarà proprio così, lascia intuire.«I sindaci locali hanno incredibilmente ammesso che il collegamento è privo di un business plan», riferisce Casanova, dopo averli a suo tempo incontrati, «Franz Senfter, l’eroe della montagna, colui che ha investito solo “per atto d’amore”, potrà ampliare oltre confine i suoi investimenti nel settore turistico. Poco dopo si prolungherà il collegamento verso l’Austria, così Padola e Santo Stefano rimarranno a guardare orde di sciatori che useranno il loro territorio come transito da un’area sciabile all’altra, solcato da due impianti e due banali ski weg; venti posti di lavoro certamente assegnati a residenti del Comelico ma poi il vuoto culturale, incolmabile».

E qui scatta l’allarme di Casanova, anche per conto dei suoi colleghi che hanno combattuto con lui la dura battaglia per lunghi anni. «Sul territorio resteranno le irricucibili ferite che le istituzioni e tutti i partiti hanno inferto ai valori dell’ambiente e della cultura, ai beni storici. Nelle persone più aperte rimarrà il rimpianto per quanto non è stato fatto con 26 milioni piovuti dal cielo e altri 3,8 della Regione destinati all’area provenienti dai fondi della strategia nazionale della montagna». Rimarrà pure il rancore verso gli ambientalisti – Casanova ne è certo – personaggi presuntuosi, mai eletti dal popolo, che pretendevano di comandare su un territorio non loro. Ma, quel che più preoccupa Casanova ed amici, rimarrà l’impossibilità di recuperare identità, storia e cultura per investire in un turismo diverso. «Rimarrà radicata l’idea che la difesa della biodiversità e del paesaggio desertifichi la montagna».

Tra i tanti nomi citati da Casanova come responsabili di questa disfatta ci sono il Cai, «che si trova a violare i principi costitutivi della sua carta fondativa»; la Cgil, «sempre più lontana dai temi ambientali»; l’uomo forte della SVP, Herbert Dorfmann; il «solito Messner, sempre pronto a offrire il suo nome a sostegno di ogni infrastruttura si imponga alla montagna»; e perfino Mauro Corona «che si getta contro i vincoli ambientali». E poi Sci club, commercianti, agricoltori, Confindustria. –F.D.M.