Comunicato a seguito interrogazione Spessotto su interventi SS51
Pubblicato on 13/Gen/2018 in Comunicati13 gennaio 2018 - Comunicato delle Associazioni:
Comunicato a seguito interrogazione Spessotto
Mancano tre anni ai Campionati Mondiali di Sci Alpino (febbraio 2021) e appena due anni alle Finali di Coppa del Mondo (marzo 2020), a Cortina. Lo speciale art 61 del Decreto Legge 50 di aprile 2017 prevede importanti semplificazioni e velocizzazioni procedurali per gli interventi ritenuti necessari sia per attrezzature che sulla viabilità.
Queste semplificazioni e velocizzazioni delle procedure di approvazione e appalti, tra l’altro ulteriormente potenziate con la legge di bilancio del dicembre scorso, sono sempre pericolose, perché la riduzione dei tempi e degli espletamenti aumenta notevolmente il pericolo di errori e di illegalità anche gravi, come ricordava esplicitamente appena qualche giorno fa il giudice Cantone dell’ANAC, e quindi in presenza di esse sono necessarie una attenta vigilanza e una precisa osservazione delle stesse norme speciali.
Quelle semplificazioni sono state ammesse e giustificate con la necessità (e la condizione) che tutti gli interventi previsti, di attrezzature come di viabilità, siano completati, consegnati e messi in esercizio entro il 31 dicembre 2019 (rispettivamente commi 6 e 21).
Quindi, da ora, entro ormai meno di due anni.
Quasi trecento milioni verranno stanziati in previsione di questo evento, una pioggia di denaro mai vista in questo territorio, che dovrebbe, nelle intenzioni, rilanciare la Regina delle Dolomiti e l’intero Cadore.
Come noto, se da una parte il piano ‘delle attrezzature’ prevede opere che riguardano la sistemazione delle piste da sci e gli accessi etc, dall’altra il Piano degli interventi sulla viabilità statale prevede numerosi interventi di sistemazione lungo le principali Strade Statali, ma prevede anche alcuni interventi di varianti in nuova sede alla SS 51 di Alemagna nel tratto Tai-Cortina.
Varianti, per quanto individualmente di lunghezza contenuta, che sono però tutte opere notevoli e assai impegnative (da progettare, da valutare e inserire, da costruire): le Varianti di Tai e di Valle sono sostanzialmente tutte in galleria sotto o addosso il centro abitato, le varianti di San Vito e di Cortina sono entrambe in nuova sede, addossate al bordo urbano inferiore e al fiume Boite (a notevole rischio idrogeologico).
Non per precludere alcunché nelle soluzioni di merito e non per una pregiudiziale opposizione a interventi anche importanti, ma ‘solo’ per chiedere che vengano studiati, progettati valutati ed eventualmente cantierizzati con le dovute attenzioni, che esigono tutto il loro tempo e sforzo di studio e valutazione, del tutto impossibili nei tempi capestro del DL 50/2017 (tempi che sono invece essi stessi impossibili per opere importanti come quelle qui riferite), comitati e associazioni locali e nazionali hanno già contestato con specifiche osservazioni alcuni aspetti critici dei progetti e dei Rapporti ambientali preliminari presentati dall’ANAS per esentare questi quattro progetti dalle procedura di VIA. Con esse evidenziano che tali rapporti hanno infatti trascurato o del tutto sottovalutato alcune criticità da rischio di impatti significativi atmosferici, acustici, idrogeologici e paesaggistici ascrivibili a quei progetti. E per quegli aspetti critici hanno chiesto invece, per ciascuna di queste opere, l’assoggettamento a VIA.
Le Osservazioni criticano inoltre, fondatamente, il ‘salami slicing‘, ovverosia lo spezzettamento in distinte procedure di un progetto unitariamente pensato e progettato dalla stessa mano tecnica sulla medesima infrastruttura, e che però trascura del tutto gli impatti cumulativi e di lungo periodo di una tale strategia di potenziamento della intera direttrice stradale; comportamento che la recente Direttiva di aggiornamento della normativa comunitaria ha inteso censurare e impedire.
E chiedono che al loro posto venga avviata una procedura di VIA unica e unitaria che consideri anche le implicazioni complessive, cumulative di scala territoriale e di lungo periodo (come richiesto infatti dalle norme comunitarie e nazionali), e ciò in particolare rispetto anche al ‘patrimonio dell’umanità delle Dolomiti’.
Questo perché, con questi interventi di notevole potenziamento stradale (e con ulteriori previsti interventi ‘di adeguamento’ a Longarone, minori ma anch’essi ‘efficaci’), è persino tale più vasto ambito dolomitico che potrebbe essere esposto al rischio di essere ulteriormente investito:
– da ulteriore (e ben più consistente del già presente) traffico merci pesante di attraversamento da/verso nord (SudTirolo e Austria), traffico che percorrendo la SS.51 fino alla Val Pusteria cerca di evitare il pedaggio sulle autostrade A4/A22,
– e da ulteriori ondate di traffico turistico automobilistico vagantivo (i turisti che senza fermarsi girano in auto e moto per valli e passi), traffico ulteriormente attratto e stimolato dalla prospettiva di raggiungere e attraversare il Centro Cadore e i centri ampezzani in breve tempo senza più rallentamenti e code lungo la SS.51.
Inoltre in tali osservazioni viene contestato, in particolare, l’ulteriore spezzettamento -con rinvio a indeterminato futuro- del tratto delle ormai famose, pericolose e frequentissime frane, che investono larga parte del tratto tra San Vito e Cortina, lungo il fianco del monte Antelao (che si sta tutto, inesorabilmente, disfacendo, costituendo un problema grave, esteso e di fondo), interrompendo ogni stagione il traffico per Cortina (con più vittime); per questo la ristrutturazione radicale di tale tratto dovrebbe essere urgentissima da affrontare e risolvere. E invece, quello che poteva e doveva esse l’unico intervento di variante (costruttiva e/o di tracciato) da tutti riconosciuto necessario e effettivamente ‘urgente’, è rinviato a un indefinito futuro, sostanzialmente perché l’ANAS non ha ancora studiato e scelto una soluzione tra le diverse possibili (saltare sull’alto versante vallivo, in galleria naturale -montagna molto stabile e ‘portante’-, oppure stare ancora ‘di qua’ ma in galleria profonda, oppure in viadotto, o in galleria artificiale paramassi …. ).
Così, adesso, il Piano propone di decidere le Varianti di San Vito e di Cortina (molto meno urgenti) senza avere alcuna indicazione attendibile sulla soluzione per il tratto intermedio, che pure a quelle direttamente si collega. Ma questi spezzettamenti e questa incompletezza di tronco sono in contrasto con la normativa comunitaria e anche nazionale (Circolare Ministro Ambiente 7 ottobre 1996 n GAB 96/15208).
Così come è del tutto in contrasto con le norme sui progetti meritevoli di VIA l’esclusione a priori di ogni considerazione di soluzioni progettuali alternative alle proposte avanzate dal Commissario, approfondimenti e confronti invece indispensabile per norme comunitarie e nazionali quando gli interventi sono così rilevanti, imponendo scelte tra alternative e soluzioni progettali che siano motivate anche per considerazioni ambientali e non solo perché ‘con i soldi disponibili possiamo fare solo questo, e quindi possiamo esaminare e decidere solo questo’. Invece il Commissario ANAS sta usando i limiti finanziari del Piano per imporre rapidamente e a scatola chiusa esattamente quelle soluzioni come precostituite, impedendo di esaminare e considerare, in procedura, soluzioni diverse (il che di per sé va contro lo spirito e la norma della valutazione VIA).
E’ plausibile ritenere che spezzettamenti, forzature, sottovalutazioni, siano state decise ed operate dal Commissario su tali progetti di Variante e relative procedure per restringerli forzosamente entro il succitato Piano e i relativi tempi e procedure semplificate (peraltro facendolo già ora molto ritardare rispetto ai tempi per esso richiesti dalla legge).
E però, scopriamo ora, grazie all’interrogazione parlamentare della Deputata Spessotto Arianna, che ad una attenta lettura della norma speciale del DL dell’aprile scorso, quindi ai sensi della stessa legge, quel tipo di opere importanti, in variante di tracciato, proprio non possono stare in quel tipo di piano speciale previsto dal Decreto Legge.
Perché quel Piano deve contenere, appunto, solo ‘interventi di adeguamento della viabilità’, e non Varianti in nuova sede. Tale interpretazione appare indubbia non solo per lettera ma anche e ancor più per congruenza con l’intero sistema della relativa norma speciale.
Una diversa interpretazione estensiva di tale definizione (che ammetta anche quel tipo di interventi) risulta nei fatti esclusa dallo stesso DL, che infatti:
—— impone tempi strettissimi per l’avviamento dei progetti alla loro ultimativa approvazione (convocazione CdS) entro 105 giorni dall’emanazione del Decreto (60 giorni -c.15- più 45 giorni -c.3-) e sopratutto per la conclusione dei lavori collaudo e consegna (entro il 31 dicembre 2019 -ibidem c.21- in pratica poco più di due anni e mezzo dal Decreto Legge), tempi che notoriamente sono impossibili per Varianti così importanti e delicate da progettare, e che naturalmente chiedono sempre una procedura di VIA da parte del Ministero dell’Ambiente (salvo che siano così minime e senza alcun problema ambientale da lasciar escludere ogni possibilità di impatto o di difficoltà, come invece già è stato evidenziato che non è in questi casi);
—— fra le autorità cui va trasmesso il Piano nemmeno cita il Ministro dell’Ambiente, invece titolare delle competenze sulle procedure VIA
—— fra le disposizioni di accelerazione, semplificazione, deroga consentite (cc. 3 e 4, richiamati dal c.16), non prevede alcuna riserva o particolare disposizione rispetto alle competenze e alle autorità di tutela della salute, dell’ambiente e del paesaggio (autorità e competenze, che invece sono state sempre espressamente considerate e trattate con disposizioni apposite e specifiche in tutte le normative di semplificazione, anche quelle più forzose, di questi ultimi due decenni, per i progetti che investivano tali aspetti -come infatti è pure nel nostro caso- …).
Si consideri, al riguardo, che già i tempi di legge (lineari e senza complicazioni o proroghe) della sola procedura ‘verifica di assoggettamento a VIA’ (ineludibile per questo tipo di progetti -e invece nemmeno considerata fra le norme di accelerazione delle procedure previste dal DL-) risultano molto superiori a quelli che erano i tempi di approvazione richiesti per il Piano e i progetti da esso contenuti; e che in concreto le procedure in corso di questo tipo stanno già facendo sforare quei tempi di almeno 4-6 mesi (se non sarà anche di più); e qualsiasi successiva procedura di VIA, cui venisse ‘assoggettata’ questa o quella Variante, verrebbe realisticamente a consumare da sé sola, larga parte dei nemmeno due anni che a questo punto rimangono fino al termine entro il quale gli interventi inseriti nel Piano dovrebbero essere collaudati e messi in esercizio.
Tutto indica e lascia intendere che nel Piano, come dice il testo del Decreto, siano inseribili appunto solo ‘interventi di adeguamento’ dei tracciati, dei nodi e delle connessioni esistenti, interventi anche importanti ma individualmente di dimensioni limitate, contenuti negli spazi disponibili in adiacenza ai tracciati esistenti, senza innovazioni radicali e soprattutto senza varianti di tracciato e senza conseguenti necessarie procedure di valutazione, unici interventi fattibili nei tempi indicati.
Come porta a concludere l’Interrogazione, forzare invece in quel Piano opere del tutto incompatibili e impossibili con le caratteristiche e le concrete possibilità di quel tipo di Piano, oltre che a fondate contestazioni e ricorsi alla giustizia amministrativa, porterebbe ad avviare lavori e cantieri per certo comunque impossibili da concludere entro i tempi imposti, ottenendo quindi nessun beneficio entro i tempi previsti.
Per di più, non programmando e attuando alcun intervento di adeguamento nei tratti in attuale sede corrispondenti alle proposte Varianti di tracciato (per corrispondere all’illusorio miraggio di concluderle entro la scadenza prefissata, miraggio che appunto, si ribadisce, appare palesemente irrealistico per quelle opere), alla prefissa scadenza ci si troverebbe del tutto sprovveduti non solo senza disponibilità delle Varianti, ma anche in una situazione di totale inadeguatezza del tracciato attuale rispetto a quello che sarebbe invece necessario per un livello di qualità minima sia della sicurezza del traffico sia della vivibilità dei centri attraversati, e per entrambi i quali era stato invece pensato e previsto il Piano straordinario di semplice adeguamenti.
In pratica non potendo certamente concludere entro la scadenza prefissata nessun tratto di nuova Variante, e non avendo voluto provvedere a nessun alternativo intervento sulla sede attuale, Tai, Valle, SanVito e Cortina rimarrebbero sia senza una Variante utilizzabile sia senza i necessari adeguamenti della Strada attuale; e con tutto il disturbo dei cantieri delle incompiute varianti.
Come paventa l’Interrogazione, questo porterebbe un evidente ulteriore danno di immagine, per Cortina, per le Dolomiti e per l’intero paese, sotto gli occhi dell’intera opinione pubblica internazionale.
Del tutto centrate e opportune, quindi, appaiono le domande poste dall’interrogazione.
Le sue domande e i suoi auspici, che facciamo nostri, sono tesi a garantire non solo il rispetto della legge, ma anche soluzioni funzionali ed effettivamente realizzabili negli strettissimi tempi disponibili, e quindi utilizzabili entro le scadenze dei Mondiali 2020 e 2021.
E cioè a che vengano portati ad attuazione, nel breve periodo rimasto, tutti gli altri interventi di semplice adeguamento in sede, previsti nel Piano, ma anche che vengano adottate e cantierizzate soluzioni di questo stesso tipo anche per gli abitati di Tai, Valle, SanVito e Cortina, così che anch’essi possano effettivamente vedere ‘adeguata’, entro quella scadenza, anche il loro tratto stradale.
Questo non significa, di per sé, rinunciare a soluzioni strategiche e definitive in variante, ma solo che per questo tipo di interventi non si deve rinunciare, prima di avviarli, a studiarli, valutarli, confrontarli con le possibili alternative e ottimizzazioni di tracciato, partendo dalle situazioni effettivamente più urgenti, come dovrebbe essere -e finora non è stato- per il tratto delle frane tra SanVito e Cortina (che deve essere integrato in modo unitario con le soluzioni per SanVito e Cortina, e quindi deve essere pensato e deciso assieme a queste).
Tutto ciò, non solo per il dovuto rispetto della legge, dell’ambiente e del paesaggio, ma, ancor prima e più, per la correttezza e adeguatezza delle soluzioni che saranno decise, preventivamente valutate con i necessari approfondimenti e scelte convenientemente tra tutte le alternative possibili, per la massima utilità e convenienza di tutti i territori attraversati, sia nel breve che nel lungo termine.
Associazioni firmatarie:
CIPRA Italia WWF O.A. Terre del Piave Mountain Wilderness LIBERA Nomi e Numeri contro le mafie Comitato Peraltrestrade Carnia-Cadore Gruppo Promotore Parco del Cadore Italia Nostra sezione di Belluno Ecoistituto del Veneto "Alex Langer"