Comunicato – A27: il sindacato e le autostrade
Pubblicato on 7/Giu/2019 in Comunicati, NewsComunicato stampa, 6 giugno 2019
A27: il sindacato e le autostrade
Purtroppo non ha destato sorpresa l’intervento della CISL a pieno sostegno del prolungamento dell’A27 verso Nord. Certo rattrista, nel 2019, leggere di un sindacato tanto forte che rimane ancorato a modelli di sviluppo tipici degli anni ’60–’80, gli anni dell’assalto all’ambiente naturale.
Le tesi del sindacato sono identiche a quelle di Confindustria: ogni grande opera pubblica porta sviluppo; le merci e le persone devono viaggiare su gomma.
Non importa se la ferrovia del Bellunese è dimenticata e non viene né potenziata né resa efficiente (eppure anche in questo caso si creerebbero posti di lavoro); se a poca distanza corre l’autostrada A23 Palmanova–Tarvisio; se, verso le Alpi centrali, l’autostrada A22 del Brennero non riesce a risolvere né i problemi del traffico né quelli della salute delle popolazioni attraversate. Migliaia di persone giornalmente avvelenate dal traffico dei camion.
Invece di sostenere ricerca e innovazione, invece di pretendere dalla Regione Veneto un piano della mobilità regionale che sappia razionalizzare i collegamenti interni e con l’Europa prendendo le distanze dalla gomma, ci si intestardisce nel voler squarciare il territorio del Cadore e nell’imporre alle fragili Dolomiti, patrimonio naturale dell’umanità, una nuova autostrada.
Un sindacato che arriva a sposare le banali tesi di Vivaio Dolomiti, inneggianti a un cordone di asfalto definito “intelligente”, giungendo a presentarsi in EUSALP a sostenere tale proposta, è un sindacato privo di visione del lavoro del futuro, un sindacato che guarda a ritroso.
In tempi rapidissimi, in meno di un decennio, si modificheranno i comportamenti dei cittadini nei confronti della mobilità. Le auto elettriche, prive di guidatore, a chiamata, sono segnali di questo cambiamento. L’automobile non sarà più la nostra seconda casa. I territori più avanzati, al Nord delle Alpi e nella stessa Autobrennero, stanno sperimentando innovazioni che renderanno inutili i grandi corridoi stradali, nelle Alpi come nelle città.
Scelte nell’immediato futuro strettamente legate alla vivibilità, alla difesa della salute, al potenziamento della mobilità pubblica: è su questi temi che un sindacato dovrebbe impegnarsi a sostegno della montagna, vaso di cotto tra vasi di ferro. Lavoro intellettuale e lavoro manuale si devono intrecciare: solo in questa prospettiva, aprendo spazi per la ricerca, è possibile invertire l’attuale fuga dei giovani dalle terre alte e verso i paesi confinanti.
Non meno importanti sono la questione sociale e l’impoverimento dei servizi in montagna. Ospedali e presidi sanitari che chiudono; i servizi alla persona, la scolarità, i trasporti pubblici da potenziare.
Perché su questi temi si coglie un silenzio tanto deprimente da parte delle organizzazioni sindacali? Perché si mostrano prive di una visione del futuro per combattere lo spopolamento?
Il mondo ambientalista si attende una riscossa del sindacato, una riscossa culturale, un avvicinamento reale ai bisogni di chi rimane a vivere la montagna.
Le autostrade e le grandi opere lasciamole fermentare, fino a decomposizione, nei tavoli veneti di EUSALP.
Comitato PERALTRESTRADE Carnia-Cadore