Confindustria Dolomiti: nuovo presidente, vecchie proposte

Comunicato del 19 febbraio  2015

Auspichiamo il superamento dell’ostilità nei confronti dei privati che vogliono investire nel settore delle energie rinnovabili, nonché una semplificazione delle procedure autorizzative” ha dichiarato in questi giorni alla stampa locale Luca Barbini, da poco eletto al vertice di Confindustria Dolomiti, e l’affermazione non ci stupisce, visto che lo stesso fa parte di quei privati che investono nel settore dell’idroelettrico, e che tra i componenti della sua giunta c’è quel Vittorio Zollet che ha progettato impianti su quasi tutti i torrenti della nostra Provincia.

Il nome del nuovo Presidente figura infatti tra i soci della Dolomiti Derivazioni srl, che ha sede a Ospitale di Cadore in Via Alemagna 9, società che ha presentato progetti di nuovi impianti su numerosi corsi d’acqua, tra cui Boite e affluenti.

D’altro canto la tesi che l’acqua, in quanto risorsa economica della montagna, possa venire intubata in modo indiscriminato perché pochi privati possano approfittare degli incentivi pubblici alle cosiddette rinnovabili, con grave danno ambientale e minime ricadute positive (quando ci sono) sulle comunità locali, era stata espressa già dal suo predecessore Domenico Cappellaro, e prima di lui da Giovanni Piccoli, allora Presidente del BIM, che si era anche opposto a qualsiasi forma di programmazione e di regolamentazione del settore (cosa, questa, impensabile in analoghi contesti stranieri).

Quanto all’auspicio di una ulteriore “semplificazione delle procedure autorizzative”, il Presidente Barbini non può non sapere che già ora le procedure in atto sono talmente inadeguate rispetto agli impegni assunti in ambito comunitario in materia di qualità di Acque e Habitat, che ormai esistono tutte le premesse per una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia da parte della Commissione Europea, con conseguenti sanzioni che verranno scaricate su contribuenti già super-tassati, sanzioni evitabili solo con lo stop di ogni nuova concessione e con l’immediata moratoria di tutti i procedimenti in corso.

Pubblico o privato che sia, ogni nuovo impianto idroelettrico va ormai ad incidere in un reticolo sfruttato oltre ogni limite, e non è più proponibile, salvo rare eccezioni (impianti su acquedotti, su rete fognaria e pochi altri). In ogni caso, se proprio si deve scegliere, meglio pubblico che privato.

Nei confronti degli Industriali Bellunesi, le aspettative sono che risorse e capacità vengano orientate al miglioramento della competitività del territorio, al sostegno delle politiche del lavoro e ad una “progettualità che guardi al futuro con la caparbietà e il senso del domani tipici degli uomini di montagna”, come loro stessi amano affermare.

Nel settore dell’energia, le aspettative vanno in direzione di iniziative legate all’efficientamento e al risparmio energetico (ambiti tutti da esplorare) che tengano conto non solo delle potenzialità, ma anche delle fragilità di questa Provincia, per contribuire a rafforzarla, non ad impoverirla.

E poi la valorizzazione del trasporto ferroviario partendo dal miglioramento delle strutture esistenti e dal progetto di fattibilità per una ferrovia delle Dolomiti da loro stessi predisposto, e la

trasformazione delle stazioni in luoghi più accoglienti e funzionali, adatti ad accogliere biciclette e treni speciali, senza escludere attività commerciali.

Dagli Industriali Bellunesi non ci aspettiamo certo una politica di rapina dei Beni Comuni, come nel caso del nuovo idroelettrico, o l’arroccamento su vecchie posizioni a sostegno di improponibili prolungamenti autostradali.

Peraltrestrade comitato Carnia Cadore