Dolomiti Unesco, boom ad alta quota

Dal Corriere delle Alpi del 25 luglio 2017

Il marchio porta nei rifugi escursionisti da tutto il mondo: «Stiamo ritornando ai tempi migliori dell’alpinismo»

Dolomiti Unesco, boom ad alta quota

BELLUNOMetti una sera a cena in quel nido d’aquila che è il rifugio Torrani ai 2. 985 metri del Civetta. Un israeliano con uno statunitense, un coreano con un messicano, un tedesco con un italiano. Il “mondo in casa” nei rifugi dolomitici: è quanto sta avvenendo grazie alla promozione della Fondazione Dolomiti Unesco. Quest’estate molto più che nel passato. Lo testimoniano i rifugisti intorno al Civetta, ma anche i loro colleghi di altri blasonati monti pallidi. «Salire fin quassù non è semplice», fa sapere Venturino De Bona, il gestore del Torrani, «ma quest’anno ci sono effettivamente più stranieri, da ogni parte del mondo, rispetto agli italiani che, fino all’anno scorso, erano la maggioranza». «Dov’è la signora Paola?», si sente spesso ripetere Paola Bellenzier, che con Valter gestisce il rifugio Tissi, quell'”altare” sopra Alleghe che dà sulla grandiosa pala del Civetta. «Chiedono di me alpinisti che arrivano da ogni parte del mondo, solo perché hanno letto le referenze del nostro rifugio nel contesto delle Dolomiti Patrimonio dell’Umanità», racconta Paola. «Fino all’anno scorso gli stranieri erano per lo più tedeschi, cecoslovacchi, polacchi, qualche raro inglese e qualche raro francese. Quest’anno accogliamo tanti israeliani, canadesi, statunitensi, messicani, sudafricani, coreani, giapponesi e cinesi e anche molti nordici, a cominciare dai norvegesi. Ogni giorno», continua Paola, «quassù è una festosa babele di lingue».Gli escursionisti dell’Unesco sono turisti del tutto speciali, per nulla pretenziosi, affascinati dal silenzio e dalla lentezza con la quale dovrebbero essere percorse e conosciute le Dolomiti. Questo è quanto riscontra, ogni giorno, anche il gestore del rifugio Coldai, Renato de Zorzo.

Un rifugio, il suo, che nello scorso fine settimana poteva essere raggiunto solo mettendosi in coda, tanti erano gli appassionati dell’alta montagna. «Con i turisti dell’Unesco ritorniamo, in effetti, ai tempi migliori dell’alpinismo», testimonia De Zorzo, «quando nessuno era catturato dalla smania di salire, di arrampicare, quanto dal desiderio di conoscere e di approfondire, quasi di ascoltare il silenzio di montagne come queste. Si tratta di un nuovo approccio culturale con le terre più alte e fa impressione constatare come questo atteggiamento coinvolga tanto l’escursionista russo, quanto quello americano, o sudafricano».Il Civetta ha un fascino in più quest’anno: il “sentiero parlante” del Cai e della Regione Veneto. «Di questi sentieri ne abbiamo attivati già sette», conferma Francesco Carrer, il presidente del Cai Veneto, «e mi risulta che siano tutti molto apprezzati, specie dagli stranieri. Come evidentemente è stata apprezzata l’iniziativa della Fondazione Dolomiti Unesco di riconoscere i rifugi che promuovono questo “marchio”, nel segno della qualità. Qualità anzitutto dell’accoglienza che, evidentemente, sta premiando chi ha aderito all’iniziativa».

Francesco Dal Mas