Estate cafona. Anche la natura merita più rispetto

Dal Corriere delle Alpi dell’8 settembre 2017

Lettera

Estate cafona. Anche la natura merita più rispetto

L’estate 2017 appena conclusa è stata definita cafona. Perché tanti atti di maleducazione e offesa al comune senso del decoro sono stati compiuti nelle principali città d’arte italiane. Nessuno ha parlato della maleducazione dei turisti in montagna. Importante, perché trovo indispensabile che i continui investimenti in infrastrutture nelle nostre belle vallate tengano anche conto della qualità comportamentale dell’utenza finale. Qualche esempio? Le piste ciclo pedonali, come la recentissima Auronzo – Misurina inaugurata il 3/9/2017 consentono una velocità massima di 10 chilometri orari, ma in discesa, le bici sfiorano velocità pazzesche con rischio per l’incolumità degli escursionisti che si muovono a piedi zavorrati da pesanti zaini e accompagnati da tanti bambini o anziani. Sui greti dei torrenti si alzano tende da campeggio, fuochi improvvisati e barbecue a cielo aperto. I laghi di fondovalle vengono scambiati per spiagge: ovunque ombrelloni, asciugamani stesi sulla verde erba e ragazze in costume che prendono il sole.

A 2000 metri uomini a torso nudo, con un’esagerata curva del benessere, marciano, sbraitano e ridacchiano verso chi non tiene il passo senza alcun rispetto per il silenzio che esige l’alta quota. Dentro i boschi, parcheggio selvaggio ed aree attrezzate a pic nic lordate di rifiuti, marcano il passaggio dei domenicali cafoni. Perché allora solo la bellezza religiosa, storica e monumentale delle grandi città deve essere tutelata, sanzionando i trasgressori mentre la sacralità della natura, del verde, della roccia, del silenzio della Montagna non possono godere dello stesso livello di attenzione? Certo, vedere scene da spiaggia sul lago Braies, a Misurina, Sorapis, Santa Croce, Alleghe può soddisfare l’occhio licenzioso di pochi e l’indifferenza di molti. Ed un tuffo dal ponte di Rialto fa più notizia del povero bivacco Fanton che sulle Marmarole affonda tutta la sua storia sotto un indicibile degrado e sporcizia.

Ma è giusto prendere coscienza che l’educazione, il decoro, il rispetto valgono per Piazza San Marco a Venezia o per la chiesa di Santa Croce a Firenze come per le Tre Cime di Lavaredo. Se la società deve intervenire sulla maleducazione dei suoi componenti, lo faccia anche verso chi frequenta la montagna. In che modo? Anzitutto inserendo nella sua cartellonistica di spiegazioni o divieti, anche l’obbligo di un comportamento adeguato verso il rispetto di quel grande valore che si chiama natura. Se poi qualche guardia forestale in borghese potesse sanzionare pesantemente il turista maleducato, si uscirebbe dall’amore tutto platonico e teorico verso il Cadore per prendere la direzione di un rispetto più vero nei confronti di un bene pubblico come la Montagna, patrimonio insostituibile di tutti. Resta il problema che il turista, in montagna come a Jesolo o Lignano o Bibione porta valuta pregiata per l’economia locale. Di conseguenza non bisogna irritarlo più di tanto con sanzioni, vincoli, regole o divieti. Vero fino a un certo punto. Perché una località turistica che fa rispettare le regole perde il peggio della gente sull’immediato, ma acquisisce il meglio sul medio termine. Dando una meravigliosa prova di civiltà.

Oscar De Gaspari