Il CAI: i bikers distruggono i nostri percorsi
Pubblicato on 14/Apr/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 13 febbraio 2017 –
Farinazzo chiede che siano rispettate le regole: «Mtb vietate, servono cartelli e soprattutto sanzioni»
Il Cai: i bikers distruggono i nostri percorsi
BELLUNO «Molto presto torneremo in Regione per riprendere il discorso legato all’utilizzo dei sentieri escursionistici alpini da parte degli appassionati della mountain bike. Quei sentieri vanno vietati come peraltro dice già una legge regionale specifica». Sandro Farinazzo, membro del consiglio direttivo del Club Alpino regionale, ribadisce un tema più volte dibattuto, ma nonostante questo sempre di strettissima attualità: il no del Cai alla pratica selvaggia della mountain bike in quota. «La legge regionale vieta l’utilizzo della mountain bike su sentieri escursionistici alpini di larghezza inferiore a un metro e mezzo e di pendenza minima del 35%. Questo soprattutto per preservare l’incolumità delle persone che passeggiano in quota, ma anche per mantenere integri quegli stessi tracciati che il Cai gestisce a fatica occupandosi della loro manutenzione».
Della serie: la legge c’è ma in pochi la rispettano. «Per questo motivo intendiamo tornare in Regione», ribadisce Sandro Farinazzo, «chiederemo di inserire lungo i sentieri i cartelli di divieto per le mountain bike, ma anche un controllo maggiore da parte degli organi preposti come il corpo Forestale».
Farinazzo è stato testimone oculare di un episodio in quota poco edificante: «Ero in escursione sul Coldai con un gruppo di studenti, quando ci siamo imbattuti in alcuni bikers polacchi che con le loro telecamerine sul casco, a velocità folle, ci hanno costretto a ripararci a fatica fuori dal sentiero. Queste sono situazioni che non devono più accadere. Non vuol dire che siamo negazionisti o intransigenti, tutt’altro.
Ognuno però deve essere libero di poter passeggiare in quota senza correre rischi. Al tempo stesso gli appassionati di mountain bike devono sentirsi sicuri, utilizzando tracciati esclusivamente dedicati a loro». La disamina di Sandro Farinazzo prosegue: «Il Cai con le poche risorse disponibili è chiamato a occuparsi della manutenzione dei suoi sentieri che, solo sul territorio bellunese, sono 91. Questo per noi significa spesso armarci di piccozza e lavorare per quattro, cinque ore al giorno.
A una mountain bike bastano pochi secondi per rovinare tutto. Mi riferisco, ad esempio, alle canaline per lo scolo dell’acqua che noi realizziamo con interventi certosini e che una mountain bike è in grado di distruggere al semplice passaggio».
Farinazzo al tempo stesso ribadisce l’apertura da parte del Cai al movimento del cicloturismo, anche in quota: «A patto che non vengano utilizzati i nostri sentieri escursionistici. I fruitori della bicicletta devono utilizzare tracciati diversi, messi a disposizione dalle società impiantistiche con le quali esiste già una leale e costruttiva collaborazione in tal senso».(dierre)