In Cansiglio piante adatte a temperature più calde
Pubblicato on 15/Ott/2019 in NewsDal Corriere delle Alpi – 20 ottobre 2019
In Cansiglio piante adatte a temperature più calde
La tempesta di un anno fa ha rappresentato lo stress test delle foreste italiane. E le conseguenze sono ancora gravemente presenti. Lo ha detto ad un convegno nazionale del Cai sulla necessità di “Prendersi cura della montagna” il professor Davide Pettenella dell’Università di Padova. Convegno iniziato ieri mattina a Vittorio Veneto e che si concluderà oggi in Cansiglio. Superlativa, tutti l’hanno riconosciuta, la gestione dell’emergenza. Ma poi si è inceppata la filiera del legno che avrebbe dovuto farsi carico della bonifica dei boschi. Un mercato impazzito: il legname all’asta deprezzato, i pallet che dopo la tempesta sono saliti fino a 7,5 euro in più a settembre.
Un’eccezione in questo quadro, addirittura a livello nazionale, è quella rappresentata dal Cansiglio, dove la bonifica è scattata a pochi giorni dall’evento e l’industriale del legname, Patrizio Dei Tos, ha acquistato tutto il faggio, pagandolo addirittura di più. Ad oggi l’esbosco degli schianti è arrivato a più di 40 mila piante, comprese quelle cadute a seguito delle abbondanti nevicate.
E adesso l’agenzia “Veneto Agricoltura” sta programmando la rinnovazione del bosco che partirà in primavera, da Pian Rosada, lungo la strada che da Campon porta verso Sant’Anna.
«Realizzeremo delle piccole aree recintate di 2, 3 ettari e lì, dapprima, elimineremo le ceppaie,frantumandole e recuperando la biomassa. E, senza sostituire le piantine tradizionali di abete rosso e bianco, e di faggio – spiega Giustino Mezzalira di “Veneto Agricoltura” – ne semineremo altre che saranno grandi tra 50-80 anni e che saranno in grado di affrontare una temperatura più alta di 2,forse anche 5 gradi».
Si diceva delle ceppaie. In Cansiglio verranno quasi tutte eliminate. Sarà impiegato un apposito macchinario. Parte della biomassa verrà trattenuta per la “coltivazione” del bosco, parte sarà ceduta all’industria (ci sono aziende friulane che l’adoperano). La dinamite? No, in Cansiglio non sarà utilizzata. È pur vero che i territori più colpiti in questa foresta sono quasi pianeggianti o, comunque, poco ondulati. Nell’antico bosco da remi, dunque, saranno introdotte in piccola quota provenienze più meridionali come ad esempio il faggio, delle faggete dell’Italia centrale e meridionale, e in quota più ampia delle specie come le latifoglie un po’ più termofile (che amano il caldo). Quindi tigli selvatici, ciliegio selvatico, ed altre piante ancora, «in modo che il bosco che nasce – precisa Mezzalira- sia più vario e misto e dia più chance alla natura di selezionare».
Tra le 500 e le 1000 piantine per ettaro, questa la prospettiva. In tal senso il Cansiglio farà da laboratorio sperimentale anche per altri territori schiantati. Chissà mai – ha buttato là ieri il professor Pettenella – che in questa emigrazione forestale non arrivi in Cansiglio anche il Prosecco?
«Per la verità è già presente in Valbelluna, ma sulle terre alte è preferibile coltivare specie autoctone». Un modo di procedere, quello palesato da Pettenella e Mezzalira che al convegno del Cai ha riscontrato il favore anche di Cesare Lasen, che ha portato il suo contributo, per dire, tra l’altro, che necessariamente, in Cansiglio come negli altri territori, ci dovranno essere necessariamente delle «isole» dove il rinnovo del bosco sarà opportuno che sia affidato alla spontaneità. Un problema, specie sul Cansiglio: nuovi recinti, dopo quelli dei pascoli delle aziende di allevamento. «Per fortuna in Cansiglio – afferma Mezzalira – abbiamo delle piccole aree schiantate di qualche ettaro di superficie e quindi siamo nella possibilità di fare un’operazione di difesa artificiale dagli ungulati che in questi anni ci hanno mangiato letteralmente il sottobosco». Quindi le recinzioni saranno limitate a uno o due ettari per ciascuna area. F.D.M.