La Via della Seta
Pubblicato on 21/Lug/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 20 giugno 2017
La Via della Seta
La nuova Via della Seta può rivelarsi un’occasione di straordinario sviluppo per i porti del Nordest, a patto di riuscire a realizzare rapidi processi di ammodernamento. È la sensazione diffusa tra analisti e addetti ai lavori, che seguono con grande interesse il piano di investimenti plurimiliardario annunciato dalle autorità cinesi per migliorare il collegamento infrastrutturale, marittimo e terrestre tra Asia e Europa.
«L’iniziativa One Belt & Road Initiative movimenterà 1.400 miliardi di dollari, con il coinvolgimento di 60 Paesi», racconta Massimo Deandreis, direttore generale di Srm (centro studi collegato a Intesa Sanpaolo che cura la newsletter semestrale Port Indicators). «Il Governo Italiano ha più volte incontrato rappresentanti della Cina a livello imprenditoriale e istituzionale, segnalando i porti del Nordest come via strategica per accogliere le navi che via Suez proverranno dall’Estremo Oriente». Tuttavia, ricorda l’esperto, il successo non è scontato. «Occorrerà mettere in campo nuovi modelli di sviluppo che possano andare al di là dei classici servizi portuali».
Un esempio? «Il porto di Trieste sta dando vita a un modello in linea con quello dei grandi scali del Nord Europa, molto orientato sullo scambio intermodale mare-ferro e non solo verso i settori rinfuse e container, che pure restano importanti». Competizione aperta.
Ma anche altri si stanno muovendo in questa direzione. «Sta crescendo la capacità competitiva di altri porti, a cominciare dal Pireo ad Atene, destinatario di grandi investimenti da parte di Cosco, compagnia statale cinese», sottolinea l’esperto. Dunque la competizione è aperta, con i porti italiani che possono vantare un vantaggio competitivo, come ricorda Massimiliano Campeis, dello studio legale Campeis Associati di Udine: «Il Pireo, rispetto al nostro Paese, è geograficamente ai margini dello spazio continentale, con la conseguente necessità che le merci transitino attraverso i Balcani, privi di infrastrutture adeguate e politicamente instabili. In particolare il porto di Trieste, che ha saputo costruirsi una posizione di leadership a livello non soltanto italiano, si presenta come il ponte ideale verso l’Europa centrale e orientale, grazie al regime di porto franco di cui beneficia e al recente consolidamento della rete di corridoi ferroviari verso il Centro e Nord Europa», aggiunge.Prospettive per l’exportLa nuova Via della Seta apre quindi nuove prospettive sul fronte dell’export per le aziende del territorio. «Le attività produttive del Triveneto potranno contare su infrastrutture retroportuali e ferroviarie all’avanguardia, con uno sviluppo delle reti transeuropee, dei corridoi Nord-Sud e del corridoio mediterraneo», commenta Mauro Del Savio, presidente di Finest (finanziaria per l’internazionalizzazione per le aziende del Nordest). «Se Trieste riuscirà a ritagliarsi un ruolo in questa progettazione, le nostre imprese saranno più connesse ai mercati mondiali e dal nostro punto di vista di finanziaria per l’internazionalizzazione si intravedono nuove prospettive».
Andrea Gorza, country manager Italia di Expense Reduction Analysts, vede benefici ad esempio per le aziende del tessile-abbigliamento, calzaturiero, elettronica di consumo o componentistica meccanica, «che da tempo chiedono di ottimizzare i costi di trasporto via nave, aereo e terrestri». Quanto alle altre infrastrutture del territorio, Enrico Marchi, presidente di Save (la società che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso), lancia un auspicio: «Riteniamo che si debba fare un passo in più, identificando Venezia, oltre che come “gateway marittimo della Via della Seta”, anche come gateway aereo, così che anche l’aeroporto Marco Polo e il trasporto aereo siano coinvolti e inclusi ufficialmente negli studi e lavori di sviluppo delle relazioni tra Paesi e città nei percorsi del progetto intercontinenentale. I tempi sono maturi per l’attivazione di un volo diretto tra Venezia e la Cina, sul quale da tempo stiamo lavorando», aggiunge.
L’industria delle crociere Galliano Di Marco, direttore generale di Vtp (Venezia Terminal Passeggeri), segnala un altro aspetto. «Questa iniziativa non costituisce solo un’opportunità in termini di incremento dei passeggeri, ma anche per l’esportazione di know-how e competenze per lo sviluppo di nuove infrastrutture portuali dedicate all’industria delle crociere». I passeggeri di provenienza cinese, conclude, stanno già aumentando sensibilmente e «sarà importante per Venezia mantenere lo status di homeport, oggi a rischio per la perdurante mancanza di una via alternativa al passaggio delle navi di maggiori dimensioni».
Luigi dell’Olio