L’addio a Reolon

Dal Corriere delle Alpi del 24 gennaio 2017

L’addio a Reolon
Quinto Piol ricorda l’opera pubblica voluta dall’amico Reolon
«Dietro il Col Cavalier l’alleanza con Venezia»

BELLUNO In molti si chiedono perché Luca Zaia, governatore del Veneto spesso attaccato da Sergio Reolon, abbia voluto essere presente oggi al funerale dell’ex consigliere regionale ed ex presidente della Provincia, in programma alle 14 al cimitero di Castion. C’entra Col Cavalier, l’infrastruttura che per la sua progettazione, il finanziamento e la realizzazione, può definirsi il paradigma di quello che dovrebbe essere lo sviluppo della mobilità in provincia di Belluno. E lo sviluppo economico stesso di queste terre. «Col Cavalier è un’opera costata 62 milioni di euro, non un centesimo in più di quanto programmato», ricorda Quinto Piol, stretto collaboratore di Reolon. «La Provincia è riuscita a programmarla e a portarla a termine insieme alla Regione che l’ha finanziata, con il Governo che ha anticipato una parte delle risorse. Un governo “amico”», ricorda Piol, «che però ha tentato di fare le bizze. E una Regione, invece, che politicamente stava dall’altra parte».

Piol non dimentica che fin negli ultimi giorni della sua esistenza Reolon continuava a dirgli che questa concertazione doveva essere il modello per tutte le opera infrastrutturali della Provincia che fossero finalizzate autenticamente al “bene comune” dei bellunesi. Zaia e altri ancora, seppur sul versante opposto a quello di Reolon, non possono che aver riconosciuto questa autenticità.

Ed ecco, pertanto, la grande lezione di Sergio per il futuro del Bellunese. Le terre alte hanno bisogno di relazioni più di quelle basse, perché sono un intreccio di confini, di valichi naturali. «La teoria in cui Reolon e i suoi amici hanno sempre creduto e portato avanti», spiega Piol, «è che la montagna ha necessità vitale di collegamenti, tra valle e valle, tra paese e paese. E poi collegamenti con l’esterno. Non ha assolutamente necessità di attraversamenti, che le tornerebbero addirittura deleteri». Proviamo a tradurre.

Reolon e i suoi avevano appreso con soddisfazione il ripristino del progetto del treno delle Dolomiti, giusto un anno fa, da parte di Zaia, Kompatscher e Delrio. Una ferrovia tra Venezia, Cortina e Bolzano, in grado di essere dignitosamente al servizio delle popolazioni locali. Con altrettanta insoddisfazione, invece, Reolon aveva vissuto le recenti riaperture, in ambito guarda caso politico piuttosto che economico, verso la Venezia-Monaco, obiettando ai promotori che proprio la costruzione in galleria, per evitare il peggio sul piano ambientale, avrebbe significato il massimo del depauperamento, come ogni attraversamento ha dimostrato di comportare.Basta constatare quanto accaduto in Val Canale e Canal del Ferro con la A23 verso l’Austria. Reolon, invece, voleva assicurare un futuro alle sue terre, specie a quelle più marginali, infrastrutturandole per toglierle dall’isolamento. E magari anche ancorandole a un’autonomia provinciale che potesse rilanciarle.

L’amico Piol così lo ricorda: «Caro Sergio, hai indicato la strada per arrivare all’obiettivo con azioni forti, coraggiose e concrete, raggiungendo risultati importanti, a volte esaltanti. Lo hai fatto fino al tuo ultimo respiro; ancora poche ore prima di morire ci parlavamo di questi problemi, di come fosse necessario osare per portare a casa risultati e, in particolare, delle non-soluzioni che sia andavano prospettando per Veneto Strade.

Te ne sei andato, troppo presto, ma hai lasciato un grande insegnamento, una grande eredita’ che deve essere raccolta da tutti; da tutti quelli che hanno a cuore il futuro di questo nostro splendido territorio e dei suoi figli».

Francesco Dal Mas