Le grandi infrastrutture viarie accelerano lo spopolamento.

Comunicato PAS del 30 ottobre 2019
Le grandi infrastrutture viarie accelerano lo spopolamento della montagna.


Lo spopolamento delle terre alte è un dato di fatto e non riguarda solo il Bellunese.
Per frenarlo servono politiche per la montagna mirate a mantenere i servizi essenziali per la vita dei suoi abitanti: ospedali, scuole, uffici postali, banche, negozi. Servono politiche fiscali specifiche e collegamenti internet con la banda larga.
Rispetto alla viabilità, sempre più persone vorrebbero lasciare l’auto a casa e viaggiare in treno, e allora servirebbero il potenziamento delle linee esistenti e l’integrazione con  altre forme di trasporto (a chiamata, linee intervallive integrate).
Soprattutto sarebbe importante non considerare la montagna un territorio ad uso delle popolose e operose città metropolitane e trasformarla in luna-park per un turismo di massa.

Sempre di più chi va in montagna vuole trovare un ambiente diverso, genuino, il più possibile integro, che abbia mantenuto la propria identità. In altre località proprio questa differenza ha permesso il “ritorno” alla montagna, per scelta, di molte persone, di giovani (imprenditori e professionisti) che hanno ritenuto lo stare in montagna una importante scelta di vita.

L’affermazione che le grandi infrastrutture viarie frenino l’esodo delle popolazioni di montagna verso le città è segno, nel migliore dei casi, di poca o cattiva informazione, in quanto ogni esperienza dimostra che i grandi assi viari impattano negativamente su ambiente e economia delle zone marginali che attraversano, accelerandone lo spopolamento. Esattamente il contrario di quello che si vorrebbe far credere.

A tale proposito rimandiamo agli studi di Matthias Gather, professore di Politica dei Trasporti e Pianificazione del Territorio alla Facoltà di Economia e Logistica di Erfurt-D (“… la pressione per nuove autostrade dipende dal fatto che la Politica non ha altre idee di come risolvere i problemi economici delle regioni.”).

Come esempio più vicino a noi, pensiamo alla situazione che si è venuta a creare nella valle del “Canal del Ferro” dopo la realizzazione dell’A23 Palmanova-Tarvisio. Queste le dichiarazioni, più che mai attuali, dell’allora Sindaco di Resiutta e Commissario della Comunità Montana del Canal del Ferro al convegno sul progetto di prolungamento dell’Alemagna-A27 tenuto a Calalzo nel 2003:

“… L’Alpe-Adria A23 è stata costruita nel periodo immediatamente successivo al terremoto con una funzione di viabilità turistica per collegare il bacino dell’Austria ai centri balneari della Regione Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Oggi il Tarvisio è diventato la valvola di sfogo di tutto il traffico pesante che proviene dal nord-est e dall’asse balcanico e che poi si trasferisce sugli altri territori.”

“Nel corso del tempo la realizzazione di questa autostrada ha causato alle nostre comunità notevoli danni: c’è stata l’eliminazione di qualsiasi ricaduta economica sul territorio. Tutti gli otto Comuni che si trovano nei 70 km della valle che parte dalla Stazione per la Carnia fino a Tarvisio si sono trovati improvvisamente a zero con qualunque attività connessa al comparto commerciale e turistico. Perché? Perché questa autostrada era divenuta il bypass di tutta la valle, per cui il traffico andava direttamente dal confine alle località di destinazione e non rilasciava assolutamente più risorse, per cui si è verificata una crisi fortissima nel comparto commerciale e turistico di Tarvisio e di tutta la valle.”

“Oggi anche la vecchia viabilità è di nuovo satura di autotreni, per cui non solo abbiamo satura l’autostrada, ma anche la strada statale, tant’è vero che oltre all’inquinamento atmosferico nei paesi stiamo superando i limiti di guardia di quello che è l’inquinamento acustico, altro danno che viene portato a un territorio che avrebbe vocazione turistica.”.

Siamo convinti che le grandi opere viarie come l’autostrada A27, nella maggioranza dei casi, siano un’illusione di sviluppo, sostitutiva dell’incapacità di ricercare un modello  economico nuovo, e costituisca una semplificazione che non risponde alla complessità dei problemi che ci troviamo oggi ad affrontare.

Il prolungamento dell’A27, invece di risolvere i problemi delle nostre valli, ne creerebbe di nuovi.

Comitato Peraltrestrade Carnia-Cadore