Mantovani cambia nome per salvarsi

Dal Corriere delle Alpi dell’1 ottobre 2016 –

Il piano di ristrutturazione: una “newco” che rompa con il passato, la vecchia società con i lavoratori in cassa integrazione
Mantovani cambia nome per salvarsi

VENEZIA Far nascere una nuova Mantovani e ottenere la proroga di un anno della Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) per i lavoratori della società. E’ con questo duplice obiettivo che va letta la decisione presa lunedì dal Consiglio di amministrazione del gruppo con sede legale a Mestre e uffici amministrativi a Padova di dare vita a una NewCo che sorgerà dalla cessione della Mantovani: nuovo nome e nuovo biglietto da visita da presentare sul mercato nel tentativo di scrollarsi di dosso un nome diventato ingombrante dopo lo scoppio dello scandalo Mose, ai tempi in cui la società era guidata da Piergiorgio Baita che per la sola frode fiscale ha già patteggiato 22 mesi mentre è ancora sotto processo per corruzione.

La delibera per la creazione delle NewCo, dopo il voto di lunedì, è stata inviata al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali in vista dell’incontro che questa mattina si terrà a Roma per la proroga della Cigs per i dipendenti (360) del gruppo a fronte della richiesta di mobilità per 170 annunciata alla fine di settembre dall’amministratore delegato, Maurizio Boschiero, ai rappresentanti delle organizzazioni sindacali. NewCo e proroga Cigs devono infatti muoversi insieme – nella stessa direzione si sono mossi azienda e organizzazioni sindacali – nell’alveo della riforma degli ammortizzatori sociali prevista dal Job Act del governo Renzi. In particolare l’articolo 21 del decreto legislativo 148 del settembre del 2015 prevede «previo accordo stipulato in sede governativa al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anche in presenza del Ministero dello sviluppo economico» la proroga della cassa integrazione per 12 mesi a patto che «l’impresa cessi l’attività produttiva e sussistano concrete prospettive di cessione dell’azienda e di un conseguente riassorbimento occupazionale».

Una cessione dell’azienda che, nel caso della Mantovani, avverrebbe sempre nel perimetro della Holding Serenissima della famiglia Chiarotto, attraverso la nascita della newCo dopo che nei mesi scorsi sono falliti i tentativi di vendita alle società Cimolai e De Eccher. Il testo che disciplina la riforma degli ammortizzatori sociali è un terreno finora inesplorato nel quale organizzazioni sindacali, azienda e Anci – l’associazione nazionale dei costruttori – si stanno facendo portare per mano dai funzionari dei due ministeri coinvolti con l’obiettivo di arrivare, questa mattina, alla stipula dell’accordo.

Senza la firma dell’intesa con i due ministeri infatti non ci sarebbe la possibilità di prolungare la Cassa, e allo stesso tempo di garantire un futuro a quella che diventerà la nuova Mantovani. La nuova società dovrebbe assorbire tra i 150 e i 200 dipendenti anche se un numero più preciso probabilmente verrà fornito oggi, nell’incontro al ministero. Martedì mattina, nel corso di un’assemblea che si è tenuta nella sede di via Belgio i rappresentanti territoriali di Filca Cisl, Fenea Uil e Fillea Cgil hanno spiegato a operai e impiegati il percorso fatto con l’azienda. Gli animi si sono accesi quando, al termine dell’assemblea con i rappresentanti sindacali, i lavoratori sono stati invitati da responsabili dell’azienda a firmare un documento, senza però poterne avere una copia: da un lato darebbero il loro consenso all’operazione dall’altro si impegnerebbero a non presentare ricorsi qualora non venissero assorbiti della nuova società. Il documento è stato firmato dalla maggioranza dei lavoratori. Nella vecchia Mantovani rimarrebbe quindi una parte personale, cui verrebbe garantito tre anni di ammortizzatori, uno di cassa e due di Naspi, con una precedenza per eventuali nuovi assunzioni da parte della NewCo. di Francesco Furlan