Menorello: «Sulla Pedemontana il governo trovi i fondi»

Dal Corriere delle Alpi de 7 maggio 2017 –

Menorello boccia Zaia
«Sulla Pedemontana il governo trovi i fondi»
Il deputato ha interrogato i ministri Delrio e Padoan «C’è bisogno di un altro finanziamento»

PADOVA Dopo aver aperto il fronte del referendum sull’autonomia del Veneto, Domenico Menorello porta in Parlamento un’altra questione strategica del Veneto: la Pedemontana. E chiede al governo cosa intenda fare: se esista o meno la possibilità di assegnare nuovi fondi pubblici dopo i 615 milioni già stanziati dai governo Letta e Renzi. Il ministro Delrio è stato categorico: «Non siamo un bancomat» aveva detto a Vicenza ma il braccio di ferro è iniziato. Il deputato del gruppo Civici e Innovatori, raccoglie l’appello di Arsenale 2022 che per evitare l’addizionale Irpef prevista dal presidente della regione Luca Zaia «ha chiesto al governo un significativo contributo economico».

Menorello chiede quindi ai ministri delle Infrastrutture e dell’Economia se «intendano assumere ogni iniziativa utile alla realizzazione dell’opera nel rispetto della disciplina delle procedure pubbliche, per evitare un ingiusto aggravio del carico fiscale dei veneti, in ultima istanza e se del caso assicurando un positivo riscontro alla richiesta di un contributo statale straordinario». Nel piano strategico delle gran di opere pubbliche, la Pedemontana viene citata ma senza finanziamenti, dato che il ministro Delrio ritiene conclusa la fase straordinaria di supplenza dello Stato nei confronti degli obblighi in carico al privato che ha vinto il project. Menorello non si rassegna e nella sua interrogazione ripercorre tutte le tappe: «La Pedemontana Veneta è un’arteria lunga 94,747km (alla quale si aggiungono 53km di viabilità secondaria) e attraverserà il Vicentino e il Trevigiano connettendosi a 3 autostrade (A4, A31 e A27). I costi previsti nel 2003 erano di 895 milioni, poi saliti a 1,7 miliardi di euro, divenuti nel 2013 ben 2,6 miliardi fino alla quantificazione di 3,301 miliardi di euro come si legge nella recente relazione della Corte dei Conti».

Sul banco degli imputati finisce la Regione Veneto che non ha «azionato i rimedi propri di una concessione assegnata sulla base di una procedura ad evidenza pubblica, ma ha posto le ritenute disfunzioni a carico della fiscalità generale, ripristinando (dopo otto anni) l’addizionale Irpef, per pagare il mutuo che la stessa Regione dovrà accendere, con una rata annua da 16,5 milioni, per concedere ai costruttori dell’aggiudicatario consorzio Sis un contributo da 300milioni di euro, che si aggiunge ai 615milioni già sborsati dallo Stato». Il governo accoglierà l’appello?

(al.sal.)