Minella: troppi ritardi per Cortina 2021
Pubblicato on 8/Nov/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 28 ottobre 2017
Il riconfermato presidente di Anef Veneto è preoccupato: «Abbiamo solo tre estati per lavorare e la promozione latita»
Minella: troppi ritardi per Cortina 2021
FALCADE Per i Mondiali di sci a Cortina «siamo tutti un po’ preoccupati: mancano solo tre estati di possibile lavoro». Ma Renzo Minella, appena rieletto per la terza volta presidente dell’Anef, l’associazione degli impiantisti a fune, si dice «altrettanto preoccupato» perché non si è ancora al lavoro sulle ricadute dell’evento sportivo in tutta la provincia e sulla montagna veneta. Temi, questi, che Minella ha affrontato anche ieri, nel corso di importanti incontri a Modena.Il cantiere-Cortina è in ritardo?«Che non sia in anticipo lo vedono tutti. Si continua a dire che bisogna essere pronti per il 2021. La verità è che gli impianti devono essere collaudati per l’inizio dell’inverno del 2020. Ma per quella data anche le altre strutture sportive ricettive debbono essere tutte funzionanti e così pure le infrastrutture. Ho qualche dubbio che con i tempi ci siamo. I commissari e la Fondazione Cortina sono tutti al lavoro, ma riscontro che si va avanti con fatica»
.Quindi?«Bisogna darsi una mossa».Se non ci siamo a Cortina, immaginarsi nel resto della provincia e nella montagna veneta. Luca Zaia, il governatore, non perde occasione di ricordare che questo evento deve avere una ricaduta su tutte le Terre Alte del Veneto.«Appunto. E questo è un ulteriore capitolo di preoccupazione. Non vedo che avanzi nulla dal punto di vista promozionale. I Mondiali di Cortina dovrebbero trainare tutta la montagna veneta. Ma che cosa si sta facendo? Credo che si dovrà individuare urgentemente un organismo che provveda a questa promozione.
La Fondazione e i commissari sono giustamente tutti protesi su Cortina».Intanto la Val Pusteria, la Val Badia e la Val Gardena si sono già mobilitate per richiamare i turisti dei Mondiali.«Ho sentito, ma non ho visto nulla al riguardo. Certo, i loro operatori sono attrezzati per mobilitarsi in pochi giorni».Come va sul piano della recettività? Bastano i finanziamenti della Regione Veneto per riqualificare gli alberghi?«Lo stesso assessore Caner ha assicurato che ci sarà una seconda tranche di contributi. Anche in questo settore bisogna fare presto e, soprattutto, è indispensabile che gli operatori turistici e i pubblici amministratori imparino finalmente a fare sinergia come in Trentino Alto Adige. Abbiamo 5 milioni a disposizione per la promozione del territorio. Sono pochi, ma non si riesce neppure a utilizzare queste risorse con programmi efficaci.
C’è un deficit pauroso di governance. Tutti hanno i loro problemi, a cominciare dai sindaci. Ma questi sindaci non devono scaricare tutto sugli imprenditori del turismo; si sa che non hanno soldi per fare quello che a loro viene chiesto».Ma l’Anef fa la sua parte?«Abbiamo 14 società iscritte e produciamo un fatturato invernale di 70 milioni, con un indotto pari a 490 milioni. Diamo lavoro a 500 persone. Continuiamo a investire e anche per quest’inverno verrà aperta una cabinovia nuova ad Arabba. Quindi la nostra parte noi la facciamo».
Qualcuno dice che la fate a discapito dell’ambiente, per esempio consumando troppa acqua per l’innevamento artificiale.«Perché non dire anche che la neve che produciamo si trasforma in risorsa idrica? E guarda caso va a dare copertura ad aree dove non nevica più da tempo. Piuttosto si riconosca che la neve artificiale ha costi astronomici. Ci sono quattro bacini d’acqua in costruzione, altri quattro programmati. Per ognuno spendiamo da 1,5 a 2 milioni di euro.
Ma la fatica maggiore è quella burocratica; per realizzarli ci vuole una montagna di carte. Speriamo in una semplificazione perché questi bacini vanno riconosciuti anche nella loro funzione di sicurezza (per intervenire negli incendi) e di opportunità turistica».Sia sincero, quanta acqua vi serve?«Trecento mila litri per 50-70 chilometri di pista. Ogni anno, complessivamente, dobbiamo affrontare una spesa di circa 5 milioni di euro solo per l’innevamento».
Ve ne restano 65…«Il 50% di questi 65 sono tutti costi. Faccia lei».Ma ha ancora senso tenere aperti gli impianti, o peggio costruirne di nuovi, sotto quota 1500 metri?«Prende ad esempio il Nevegal: è indispensabile come campo scuola: prepara i “cittadini” per l’alta montagna. Lo stesso dicasi di Croce d’Aune. Noi abbiamo bisogno di impianti e piste a portata delle nostre città, altrimenti perdiamo la migliore clientela».
Francesco Dal Mas