Ministro Galletti: «basta sprechi di risorse, tutte le Dolomiti green»

Dal corriere delle Alpi del 19 giugno 2016 –

Galletti sollecita la riqualificazione degli impianti di risalita, al posto di nuovi un minore consumo dell’acqua e un ripensamento sulle centraline
«Basta sprechi di risorse tutte le Dolomiti green»

BELLUNO Non solo Cortina dovrà essere green, ma tutte le Dolomiti. Lo sostiene il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, che in un’intervista in esclusiva al Corriere delle Alpi sollecita la riqualificazione degli impianti di risalita, anziché la costruzione di nuove strutture, un minore consumo d’acqua da parte degli impianti di innevamento, meno emissioni nel trasporto, un ripensamento sulle centraline idroelettriche. E opere viarie che non siano invasive di un territorio di per sè molto fragile. Signor ministro, la Carta di Cortina prevede uno sviluppo – anche in vista dei Mondiali di sci – a spreco zero. Che cosa effettivamente significa? Facciamo qualche esempio. «Cortina ha l’esigenza di mettere sotto controllo gli sprechi di risorse naturali, specialmente nei periodi dell’anno di massimo afflusso turistico, in cui la pressione dell’uomo è molto forte sul suo territorio montano. Questo utilizzo di risorse va prima misurato con criteri di certezza scientifica e poi ridotto al minimo. La Carta di Cortina è quindi innanzitutto un metodo di lavoro. Vuol dire ad esempio che gli impianti di innevamento delle piste da sci devono essere in grado di utilizzare meno acqua possibile, rendere i sistemi di scarico e depurazione adeguati all’afflusso turistico, che i trasporti vanno gestiti in maniera più efficiente per evitare che il traffico alzi i livelli di inquinamento e che le vie di Cortina, che non sono certo autostrade a tre corsie, vengano invase dalle auto. È un lavoro molto complesso, ma non teorico: i cittadini lo dovranno toccare con mano. Tra cinque anni, ma dico anche molto prima, Cortina deve essere pronta». Siccome il governatore Luca Zaia sostiene che nei Mondiali si gioca tutto il Veneto, almeno il Veneto alpino e in particolare dello sci, la Carta di Cortina dovrà in qualche misura valere per tutte le Dolomiti, anzi per tutte le terre alte del Veneto? «Partiamo dalla Regina delle Dolomiti, ma è chiaro che – seppur in maniera differente rispetto a una realtà notissima come Cortina – tante altre località in tutta Italia, non solo in Veneto, abbiano bisogno di uno studio attento sulle loro attività e sull’impatto che queste determinano per l’ambiente. La sfida è estendere anche ad altri territori il lavoro di questa Carta e per questo tra i progetti attivi ci sono le linee guida per la sostenibilità, una sorta di prontuario per la gestione ambientale dei grandi eventi e delle stagioni a maggior presenza turistica. Servirà a tutti». Considerato l’andamento climatico – ma non solo per questo – gli ambientalisti chiedono che nessun nuovo impianto venga costruito. E che, semmai, vanno ammodernati quelli esistenti. Lei è d’accordo? «Non credo vadano chiuse le porte a prescindere ad eventuali investimenti. Non è di certo questa la prospettiva della Carta di Cortina, che anzi vuole stimolare la prospettiva di uno sviluppo che sia sostenibile e rispettoso del territorio. Detto questo, sono sempre d’accordo a riqualificare l’esistente secondo criteri di efficienza. Ora il Parlamento sta discutendo una legge molto importante, che speriamo di portare rapidamente a termine: quella sullo stop al consumo del suolo. La prospettiva che si pone la nuova legge è “consumo di suolo zero” al 2050, un obiettivo ambizioso e necessario per evitare che il territorio, certamente anche quello montano, risenta dell’eccessivo impatto dell’attività umana. I casi, spesso con effetti drammatici, di dissesto idrogeologico che hanno contraddistinto il suolo italiano, ci ricordano che non si può costruire ovunque, in spregio alle regole e al buonsenso». Una nuova pista green che caratteristiche dovrà avere? «Dovrebbe innanzitutto poter contare sulla neve naturale: come sappiamo però, le condizioni climatiche che si stanno determinando nel tempo rendono sempre più complicata una programmazione in questo senso. Una pista ‘green’ deve avere allora solo la neve artificiale strettamente necessaria. Bisogna ribaltare la prospettiva che vede oggi la neve naturale come integrazione di quella programmata: dovrebbe essere esattamente il contrario. L’acqua è una risorsa troppo preziosa per essere sprecata». Gli impianti per ‘fabbricare’ la neve sono a volte impattanti e soprattutto assai poco risparmiosi di acqua e corrente. Come vanno ripensati perché anche questi siano green? A che punto è lo studio del carbon footprint e water footprint degli impianti di innevamento artificiale, in collaborazione con Anef? «Gli impianti di neve programmata devono essere ammodernati secondo criteri di efficienza. I progetti Carbon e Water Footprint sono partiti e già sono in corso le prime riunioni per l’acquisizione dei dati utili a effettuare le prime analisi. La grande novità sta nell’individuazione di target misurabili rispetto a fenomeni complessi come le emissioni in atmosfera e l’utilizzo di risorse naturali. Il Carbon Footprint ci permette di valutare gli impatti che il prodotto o servizio genera sul riscaldamento globale, un aspetto nevralgico nelle politiche europee e globali di sviluppo. Nella Water Footprint, invece, l’analisi verte sui flussi di acqua che vengono utilizzati durante l’intero ciclo di vita degli impianti di innevamento ed in particolare sulla variazione della qualità delle acque in seguito allo sfruttamento nel particolare sistema analizzato. Naturalmente non ci si fermerà all’analisi della situazione, il passaggio successivo è quello di individuare misure per limitare l’impatto sull’ecosistema montano». A proposito della disponibilità d’acqua, non ritiene che ci siano troppe derivazioni, troppe centraline idroelettriche? La Regione Veneto le ha posto, ancora l’anno scorso, il problema di fiumi, come il Piave, che vengono sfruttati eccessivamente, per cui le centraline dovrebbero essere centellinate. Arriveremo a questa razionalizzazione? «È un tema serio che il ministero sta affrontando da vicino, coinvolgendo le amministrazioni territoriali interessate. Sul tema delle centraline idroelettriche l’Italia ha purtroppo in corso una procedura pilota e quindi è in atto un serrato confronto con la Commissione Ue sulle misure da adottare per il rispetto delle normative europee di riferimento». – A proposito di strade, gli interventi che l’Anas ha previsto per migliorare la viabilità lungo la statale di Alemagna, d’accordo con il Governo, sono finalmente compatibili con il contesto ambientale. Prevedono solo migliorie dei punti neri, non opere impattanti. Sarà questa l’impostazione del futuro anche per altri territori? «È chiaro che tutte le grandi opere debbano essere a basso impatto ambientale. Questo però non vuol dire, come accaduto troppe volte in passato, pensare di fermare lo sviluppo del Paese. È questa la visione del governo e del mio dicastero. Noi non siamo il ministero del ‘no’ a prescindere: ogni opera va valutata nel merito, non secondo pregiudizi ideologici». Quali sono le emissioni da contrastare in un ambiente come Cortina e, più in generale, nelle località di montagna? «Per larga parte sono quelle legate al fenomeno del turismo stagionale. E quindi le emissioni provenienti da auto e mezzi pubblici, dai pullman, ma anche dagli impianti di riscaldamento. Se i turisti si muovono in automobile anche in queste realtà, agli impatti classici si aggiunge la complicazione delle caratteristiche fisiche di molte valli alpine, che tendono a favorire fenomeni di concentrazione degli inquinanti. Per questo bisogna insistere anche sulla mobilità sostenibile, a partire dalla ciclabilità e dai veicoli elettrici. E ovviamente c’è il tema dell’adeguamento dei sistemi di scarico e depurazione alla pressione maggiore nella stagione sciistica». Quando lei auspica la sperimentazione di buone pratiche green negli alberghi, a quali soluzioni specifiche pensa? «Con la sperimentazione negli alberghi siamo già partiti, si è messo a disposizione un noto hotel di Cortina. È chiaro che in un albergo possono essere tantissimi gli sprechi. Pensiamo a quanti lavaggi si fanno degli asciugamani con spreco di energia e acqua, al cibo che si consuma e a quello che si lascia nel piatto, ai rifiuti che si producono. E ancora, agli impianti di condizionamento caldo-freddo accesi 24 ore su 24, a come si alimentino di energia le strutture alberghiere, ma anche a quante finestre, tetti o infissi che non rispondono a criteri verdi disperdano preziosa energia. Ecco qualche esempio concreto su cui intervenire. Sono veramente tanti gli alberghi a Cortina: mi aspetto che da ciascuno di questi vengano buone pratiche ambientali. Molto conta però anche l’educazione dei cittadini, in questo caso dei turisti. Con la Carta investiamo anche nella formazione e nell’educazione, partendo dai più piccoli tra i banchi di scuola. Sono loro il futuro di Cortina».

Francesco Dal Mas