Mondiali, peggio del previsto. Riflessioni di un ampezzano


Mondali: peggio del previsto, Riflessioni di un ampezzano

di Silverio Lacedelli

Calato il sipario sui Mondiali di Cortina, evento che ho seguito passo per passo dal momento in cui è stato trionfalmente annunciato come “sostenibile” e a impatto zero, desidero fare alcune riflessioni, alcune di carattere generale, altre su un piano più recente e locale.

È nota a tutti la gravità della crisi sanitaria, economica e sociale in cui ci dibattiamo, ma la crisi ambientale, benché se ne parli molto, non è ancora ben compresa nella sua gravità. Ancora pochi anni e avrà superato la dead line, il punto di non ritorno, ed allora addio a sci, vacanze, ferie, viaggi, turismo… Tutta la vita sulla Terra ne sarà sconvolta.

L’attenzione è attualmente concentrata sulle energie rinnovabili, ma le prospettive purtroppo non sono rosee: solare ed eolico hanno raggiunto i valori massimi di penetrabilità del sistema elettrico e una loro ulteriore crescita porterà a rendere instabile la distribuzione di energia elettrica. Gli accumulatori al litio non sono una soluzione per la scarsità di materie prime; l’idrogeno, di cui tanto si parla, ha costi altissimi di produzione, stoccaggio, distribuzione e quindi potrà essere utile solo in ambiti ristretti (treni e forse trasporto pesante); il sequestro della CO2 (CCS) è una tecnologia sperimentale, più simbolica che pratica, non collaudata e non efficiente; il picco della produzione di petrolio è stato già superato; le materie prime e le terre rare non sono disponibili in quantità sufficiente e il loro costo è in continua crescita.

In questa situazione generale le risorse economiche e materiali dovrebbero essere investite in progetti e attività volte a consentire all’umanità di poter sopravvivere a se stessa, ma questa drammatica situazione stenta ad essere riconosciuta. Politici e imprenditori preferiscono mettere la testa sotto la sabbia, evitando di affrontare con determinazione il problema. Questo avviene ormai da alcuni decenni: ben 25 anni di conferenze sul clima, le famose COP, sono passati inutilmente e quest’anno dalla COP26 non ci aspettiamo un cambio di rotta, o forse ci sarà, ma solo a parole.

Con ogni probabilità le Olimpiadi del 2026, se mai si terranno, saranno le ultime Olimpiadi invernali della storia moderna. Per quelle successive si dovrà attendere… la prossima era geologica.

Venendo agli aspetti più recenti e locali, manifestazioni così importanti e grandiose, oltre a comportare uno spropositato utilizzo di risorse, non sono adatte alla montagna, territorio difficile e dai fragili equilibri. La Comunità Europea ha segnalato che solo il 19% del territorio comunitario ha un livello sufficiente di naturalità, percentuale che dovrà venire portata almeno al 50%: distrarre altra superficie all’evoluzione naturale e ridurre ulteriormente gli spazi per i selvatici va in direzione opposta alle indicazioni dell’Europa, ma ciononostante gli appetiti di soggetti estranei alla montagna sono predominanti e hanno plagiato anche parte degli autoctoni.

Certo, le strade di montagna sono altra cosa rispetto a quelle di pianura; sono poste in pendenza in ambienti soggetti a problemi idrogeologici e a frane. Solo chi è estraneo a queste realtà può pensare di piegare la natura come si ostina a fare nella pianura Padana, ormai ridotta a un mare di strade, capannoni, case, discount, parcheggi.

Le indicazioni dei meteorologi di evitare la realizzazione di impianti sotto i 1600 metri di altitudine non sono state recepite. Le nuove piste Col Druscié e labirinti, nonostante il danno apportato, non sono risultate funzionali, vedasi slalom paralleli, ma non solo.

Da un calcolo approssimativo degli interventi per i Mondiali risulta che i boschi tagliati ammontano a 21,7 ettari, mentre i prati su cui si è intervenuti sommano a 6,6 ettari. Come conseguenza ci troviamo ora con 3,8 ettari di suolo definitivamente cementificato e 22,5 ettari di superficie degradata da inerbire.

Alle ferite permanenti inferte al territorio di Cortina, vanno aggiunti l’inquinamento luminoso dei fari sulle pendici della Tofana, le esplosioni anche notturne delle campane radiocomandate che spaventano gli animali, il continuo sorvolo degli elicotteri, mentre è mancato il previsto utilizzo di automezzi a trazione elettrica. C’è stata una militarizzazione del territorio, con divieto di accesso alle aree a ridosso delle Tofane, la chiusura delle scuole, il sequestro dei parcheggi, la chiusura del mercato e tante altre piccole e grandi difficoltà per gli abitanti.

Quali vantaggi ne hanno tratto le popolazioni locali? Un beneficio è venuto dalla temporanea chiusura ai TIR, come pure è aumentato il lavoro per operatori turistici e dipendenti, e forse c’è stato un rilancio del nome di Cortina, un po’ appannato negli ultimi tempi.
Ma Cortina aveva davvero bisogno di una pubblicità di questo tipo? Un paese di 5.600 abitanti con 7.600 appartamenti, un centinaio di strutture ricettive e circa 50.000 posti letto cosa vuole di più? Le strade sono intasate dal traffico, non basta questo?

Ora si attendono con preoccupazione i lavori e gli interventi per le Olimpiadi, sia quelli direttamente connessi all’evento che quelli accessori, che promettono di portare altri danni irreversibili al territorio: pista da bob, villaggio olimpico, tangenziali, strade, riqualificazione piazzale stazione, villaggio turistico Col Tondo, e chissà quanto altro ancora.
Grande preoccupazione vi è per il traffico internazionale di TIR, agevolato dagli imminenti lavori, che, favorito dall’assenza di pedaggio, sceglierà la SS51 per collegarsi con la pianura veneta, trasformando la direttrice di Alemagna in una succursale del Brennero.

Sempre che prima non intervenga il collasso della nostra società, favorito da interventi del tipo sopra descritto.

Silverio Lacedelli

Cortina d’Ampezzo, 20 marzo 2021