Mose, oggi la verità sugli 8 big
Pubblicato on 15/Set/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 14 settembre 2017
Dopo 16 mesi di dibattimento, 32 udienze e 102 testi arriva la sentenza del tribunale
Mose, oggi la verità sugli 8 big
VENEZIA Il Mose, il sistema di paratoie mobili nato con l’intento di difendere Venezia dall’acqua alta e diventato il più clamoroso caso di corruzione in Italia, avrà oggi il suo epilogo giudiziario. Dopo 1 anno e 4 mesi di processo, 70 mila pagine di faldoni d’inchiesta, 32 udienze dibattimentali (e 11 preliminari) e dopo le deposizioni di 102 testimoni, è attesa per il pomeriggio la sentenza del tribunale di Venezia.
Il collegio presieduto dal giudice Stefano Manduzio, con Fabio Moretti e Andrea Battistuzzi a latere, deciderà se scagionare o condannare (e a quanto) gli otto imputati accusati, a vario titolo, di aver alimentato il sistema tangentizio che ha accompagnato la realizzazione della maxi-opera pubblica e le bonifiche di Porto Margera. La Procura, rappresentata dai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, ha chiesto pene per complessivi 27 anni nei confronti dell’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, dell’ex ministro all’Ambiente e alle Infrastrutture Altero Matteoli, dell’ex europarlamentare Pdl Amalia Sartori, dell’imprenditore romano di An Erasmo Cinque, dell’imprenditore veneziano Nicola Falconi, dell’architetto Danilo Turato e dell’avvocato Corrado Crialese.
Alcuni degli imputati, come Matteoli, potrebbero decidere di rendere dichiarazioni spontanee stamattina in apertura di udienza mentre altri, come Orsoni, avrebbero già deciso di non essere presenti in aula. E proprio per l’ex sindaco di Venezia la prescrizione, per alcune contestazioni, scatterebbe a giorni, il 26 settembre per l’esattezza. Il tribunale dovrà poi decidere sui risarcimenti sollecitati dalle parti civili: l’Avvocatura dello Stato ha chiesto 8 milioni.
La sentenza di oggi segna il traguardo dell’inchiesta che ha le sue radici nella verifica fiscale alla coop San Marino (consorziata Cvn) nel settembre 2009. Da lì emerge un sistema di false fatture e nel febbraio 2013 finiscono in cella l’ex ad della Mantovani Piergiorgio Baita e l’ex braccio destro del governatore Giancarlo Galan Claudia Minutillo. A luglio dello stesso anno scatta l’arresto del padre-padrone del Mose, il potentissimo Giovanni Mazzacurati, presidente del Consorzio Venezia Nuova.
Le rivelazioni dei tre – i Grandi Accusatori – sono decisive per svelare il sistema corruttivo fondato sulla produzione di fondi neri attraverso false fatture e sul loro utilizzo per pagare mazzette a politici e funzionari pubblici affinché non controllassero. Un anno dopo, con il blitz del 4 giugno 2014, finiscono in manette i presunti corrotti, 35 persone tra cui Galan, Orsoni (ai domiciliari), l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, il consigliere regionale del Pd Giampietro Marchese, il comandante della Guardia di Finanza Emilio Spaziante. Quasi tutti hanno patteggiato; la somma risarcita allo Stato è di 11 milioni. E per oggi è previsto, all’esterno del tribunale, un presidio dell’Associazione Ambiente Venezia per chiedere verifiche sull’effettivo funzionamento dell’opera.
Sabrina Tomè