Olimpiadi 2026: vincono Milano e Cortina, perdono le Alpi e il loro fragile ecosistema
Pubblicato on 17/Ago/2020 in Comunicati, NewsMW Italia 25 Giugno 2019 e precedenti
Olimpiadi 2026: vincono Milano e Cortina, perdono le Alpi e il loro fragile ecosistema.
Come con i mondiali di sci alpino del 2021, l’Italia vince sempre grazie a rinunce di candidature forti dopo referendum democratici.
L’Italia con Cortina e Milano ha ottenuto la gestione delle Olimpiadi invernali 2026.
Come con i mondiali di sci alpino del 2021, l’Italia vince sempre grazie a rinunce di candidature forti dopo referendum democratici. Alle popolazioni delle Alpi anche in questo caso il referendum è stato negato.
Quel che è peggio è stata impedita ogni forma partecipativa nel processo della candidatura.
Il nostro ribadito NO alle olimpiadi sulle Alpi e specialmente in Italia non è preconcetto. Come avvenuto con i mondiali di sci alpino del 2021 a Cortina d’Ampezzo, i grandi eventi sportivi diventano occasioni di speculazioni. A Cortina è già stato annunciato il folle collegamento Cortina-Monte Civetta oltre a quello verso Badia. Si preannuncia la distruzione definitiva degli ambienti più fragili e strategici delle Dolomiti Patrimonio Mondiale UNESCO.
Inoltre il mondo affamato di autostrade è pronto a chiedere il prolungamento della A 27 verso l’Austria: la massa di persone che invaderà le nostre Alpi è insostenibile per un ambiente così fragile. Si è perso ogni riferimento al limite e alla cultura.
Il CIO non avendo alternative (la candidatura della Svezia era oltremodo debole) ha scelto. Non certo con entusiasmo.
I grandi eventi sportivi divorano le montagne
Editoriale MW Italia 19 Febbraio 2019
In meno di un decennio sulle Alpi italiane si potrebbero tenere tre grandi eventi sportivi internazionali: già sono stati assegnati alla valle di Fassa i mondiali di sci alpino Under 19, a Cortina d’Ampezzo quelli più significativi del 2021 ed ora Cortina e Milano sono in corsa per l’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026.
Stiamo assistendo a scenari da brividi. Per l’appuntamento di Fassa si è sgretolata una montagna, il Col Margherita fra Falcade e Moena per ampliare l’area sciabile e ospitare le gare di discesa libera e Supergigante, maschili e femminili. A Pozza di Fassa l’area di Alloch è definitivamente devastata per offrire agli atleti una superpista di allenamento.
Chi passa per Cortina vede poi uno scempio ormai irrecuperabile, quanto rimaneva di naturale della Tofana di Mezzo è stato cancellato.
Si è potenziata la rete delle piste arrivando a sbancare ampi spazi rocciosi, i boschi sono stati rasi al suolo, si è potenziata la viabilità sulla montagna ricavandone inutili parcheggi, si stanno decidendo le circonvallazioni sulla statale Alemagna, alcune che abbiamo condiviso, altre, quella di San Vito di Cadore in particolare, superflua e fortemente impattante. Si tenga presente che Cortina ha ottenuto la candidatura solo dopo il rifiuto di tutte le altre candidate.
Funivie e cantieri d’alta quota
Per le Olimpiadi invernali italiane del 2026 si prospetta un altro scenario negativo.
Anche in questo caso, ben sei candidature si sono sciolte o sotto l’effetto della bocciatura in referendum popolari, o dopo attenta valutazione dei costi economici e ambientali dei diversi governi di Austria e Svezia.
La candidatura Cortina – Milano ora ha come unico avversario la cittadina canadese di Calgary. Le componenti politiche, tutte favorevoli a questi appuntamenti, dicono che si andrà a utilizzare impianti già esistenti, sia in Dolomiti che in Lombardia.
L’esempio dei due mondiali citati non può lasciare tranquilli: questi grandi eventi servono solo a potenziare speculazioni in quota. In Valtellina si attendono da anni i collegamenti che penetrerebbero il Parco Nazionale dello Stelvio, in Dolomiti si vuole collegare l’area sciabile di Cortina (Passo Falzarego) con la Val Badia, con il cuore di Superski Dolomiti.
Rimane aperta la questione del villaggio olimpico. Perché portare questi villaggi, che devono ospitare quasi 10.000 persone, nel cuore delle fragili Alpi? Ovvio, solo per speculare, per dare risposta ai potentati dello sci e delle seconde case. Gli eventi meteorologici di questi giorni hanno dimostrato che le Alpi hanno bisogno di ben altre cure e investimenti, non certo di eventi sportivi. Serve sicurezza, serve qualità, serve una corretta gestione del territorio e delle risorse che questo offre. Su questi temi l’ambientalismo internazionale, invece di lavorare di rimessa con i classici NO a decisioni prese e perdere sempre, dovrebbe avere la capacità di anticipare gli eventi e di impedire, a queste condizioni, il loro stesso svolgimento sulle montagne italiane.
Giancarlo Gazzola
Editoriale di MW Italia 19 Novembre 2018
Olimpiadi invernali, anche Calgary dice NO.
Un altro NO alle della popolazione alle Olimpiadi invernali.
Dopo Innsbuck (Aut), Sion (CH), Graz (Aut), Sapporo (J) e la incandidabilità della città di Erzurum (Turchia), esclusa dal CIO, anche la popolazione di Calgary (CAN) dice NO alle olimpiadi invernali. Laddove i cittadini hanno potuto votare, i risultati referendari sono stati chiari: le popolazioni non vogliono la Babele delle Olimpiadi, ritengono che le emergenze dei loro territori siano ben altre e non vogliono più sperperare denaro pubblico nei grandi eventi sportivi. In altre situazioni, Sion, Graz e Sapporo, dopo essersi candidate, sono le stesse municipalità a aver rinunciato alla organizzazione. Rimangono in Lizza Stoccolma (Sve) e Cortina – Milano. Ma anche a Stoccolma non c’è molto entusiasmo: sia il Comune che lo Stato non vogliono spese e debiti, per di più in Svezia non si riesce, a due mesi dal voto, a costruire un governo. Come accaduto per i mondiali di sci nordico di Cortina 2021 la candidatura italiana sembra dover vincere per assenza di avversari.
Il comune di Cortina ha già rifiutato ogni ipotesi referendaria. Si va avanti, costi quel che costi, senza alcuna condivisione con i territori circostanti, senza alcuna riflessione sulle ricadute ambientali e sociali che già i lavori per i mondiali stanno imponendo alla valle del Boite. La Tofana di mezzo ormai è distrutta (non certo dal vento): si presenta come un bacino che raccoglie un impressionante reticolo di piste da sci, di nuova viabilità e di parcheggi imposti a mezza quota. Un paesaggio sconvolto. Il tutto deciso in assenza di ogni minima condivisione, con una Carta di Cortina definita Verde e sostenibile priva di contenuti e purtroppo sottoscritta, oltre che dal Comune, anche dal Ministero dell’Ambiente e dalla Fondazione Dolomiti UNESCO.
Da oltre un decennio i grandi eventi sportivi estivi e invernali si tengono nei paesi in via di sviluppo o laddove vi siano governi autoritari. Certo, al di là delle questioni ambientali, vedere l’Italia relegata nella cornice di questi paesi, sempre prostrata ad accogliere ogni evento distruttivo che lascia solo debiti (vedasi Bormio 2005, o Torino 2006, un deficit comunale di 2030 milioni di euro) è deprimente. In Italia si vince sempre e solo in assenza di concorrenti autorevoli. E l’ambiente naturale, o le ricadute sociali degli eventi, non vengono mai considerati. C’è un unico obiettivo da soddisfare: alimentare la catena delle speculazioni anche in alta quota, rimanere servili alle lobby degli impiantisti e degli albergatori.
Luigi Casanova
MW Italia 22 Ottobre 2017
Il Tirolo dice NO alle Olimpiadi invernali. Trento, Bolzano e Belluno rilanciano: Olimpiadi delle Dolomiti
Si conferma la tendenza che ogni qualvolta in cui i cittadini sono chiamati a esprimersi con la democrazia diretta, la maggioranza è contraria ai grandi eventi sportivi.
Accanto al voto per il rinnovo del parlamento nazionale, il 15 ottobre i cittadini del Tirolo sono stati chiamati ad esprimersi tramite referendum sulle Olimpiadi invernali 2026. Il 53,35 % dei votanti (affluenza alle urne 58,43% degli aventi diritto) ha detto NO. Clamoroso il risultato del capoluogo Innsbruck 67,41% di voti contrari, ma anche paesi come Kitzbuehel, che ospita gare di Coppa del Mondo, non hanno voluto le Olimpiadi, 52,4%.
Si conferma la tendenza che ogni qualvolta i cittadini siano chiamati a esprimersi con la democrazia diretta, la maggioranza di questi rimanga contraria ai grandi eventi sportivi. Valgardena con i mondiali di sci alpino, 1997, Budapest 2024 Olimpiadi estive, Monaco di Baviera, St. Moritz, Stoccolma, Oslo per quelle invernali, tutte città che hanno espresso determinata contrarietà ai grandi eventi.
Già nel 1993 e 1997 i cittadini tirolesi avevano rifiutato questo appuntamento. Queste ultime olimpiadi tirolesi erano state presentate come evento teso alla sobrietà: spese al minimo, utilizzo degli impianti esistenti, valutazione di esportare nel Tirolo del Sud, Bolzano e Trentino, alcune gare, proprio per incidere il meno possibile nell’occupazione di spazi liberi. Nonostante queste promesse, nonostante l’importanza strategica dello sci alpino nel turismo austriaco, la maggioranza dei tirolesi non vuole più saperne di questi appuntamenti. Non si vogliono più sperperare soldi pubblici: quanto è rimasto di intatto nella natura va preservato, non si vogliono caos e traffico. Queste le motivazioni che hanno spinto i votanti a bocciare la proposta dei loro governanti. Visto il risultato, la Svizzera che voleva candidare Sion, ha rinviato la decisione al settembre del 2019. Mentre in Italia non si offre nessun ripensamento ai mondiali di sci alpino 2021 imposti, senza alcun giudizio popolare, su Cortina d’Ampezzo.
Ma c’è di peggio. Invece di riflettere sulle motivazioni che hanno portato gli elettori a votare il NO, le province di Trento, Bolzano e Belluno hanno subito rilanciato: – “Bene, ora tocca a noi: faremo le Olimpiadi delle Dolomiti”. La decadenza etica e culturale dei politici del Nord Est non ha limiti.
Luigi Casanova