Pedemontana, da “Roma ladrona” a Veneto tassatore

Da VVox, 08-03-2017

Pedemontana, da “Roma ladrona” a Veneto tassatore
Il ricorso all’Irpef per salvare la Spv è una storica sconfitta politica per Zaia. E mette in luce l’incoerenza della classe imprenditoriale
Tasse-e-Gabelle

Al di là delle facili ironie che si possono fare sugli sviluppi della vicenda Spv c’è un dato ineludibile di cui bisognerà tenere conto di qui ai giorni a venire: il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, alfiere di una Lega da sempre rabbiosa contro le tasse di “Roma ladrona”, alla prima vera prova di gestione in house di una “grande opera”, ha rimediato una figuraccia micidiale (e non dimentichiamoci quello, ereditato da Galan di cui era il vice, sui project financing nella sanità).

Come farà a ergersi a paladino anti-tasse se ora deve mettere le mani nelle tasche ai veneti con una addizionale Irpef perché un’impresa del fu detestato Meridione non ce la fa ad onorare una concessione già molto generosa verso il privato? Se a ciò si aggiunge che il concessionario della Pedemontana veneta, la campana Sis, è una delle aziende legate al nome della tanto vituperata Salerno-Reggio Calabria, o al misero flop della metropolitana di Palermo, allora lo smacco diviene ancora più cocente. Per non dire delle rassicurazioni di ogni tipo che sulla Spresiano Montecchio il centrodestra veneto ha distillato per anni. Dalla tragedia alla garse, verrebbe da dire.
Un esempio farsesco su tutti è stata la presa di posizione pubblica del consigliere regionale leghista Silvia Rizzotto, fedelissima di Zaia, che nel contestare i rigorosi addebiti mossi all’iter della Pedemontana veneta dalla magistratura erariale (tristemente azzeccati), se n’era uscita dicendo che la Corte dei Conti aveva raccattato qua e là le informazioni «da Wikipedia». E che dire, volendolo chiamare così, del “silenzio assenso” dell’assessore ai trasporti Elisa De Berti, che da avvocato avrebbe dovuto capire che c’era qualcosa che non andava? Da anni gli infaticabili comitati, coi mezzi che hanno, criticando e controproponendo, i loro begli avvisi con tanto di proposte alternative li avevano spediti per tempo. Esito: respinti al mittente, tal volta ignorati, tal volta irrisi, tal volta politicamente minacciati. Immancabilmente sottovalutati. Ora, purtroppo, si vede che avevano ragione. Anche sulle garanzie per 20 miliardi sulle entrate, sempre negate, che Zaia ha dovuto ammettere davanti ad una minoranza basita.

Venendo al sodo: l’intervento annunciato da Zaia per finanziare i cantieri in un fumoso e ambiguo discorso nell’aula di palazzo Ferro Fini nasconde, come già puntualizzato da Vvox, il rischio di violare la norma sugli aiuti pubblici, con tutte le conseguenze sul piano di un eventuale danno erariale, o peggio, con risvolti di natura penale. Zaia, che non può perdere il favore di quegli interessi economici che sulla Spv gli ha concesso sostegno, è adesso ad un punto di svolta drammatico: la delibera con cui proverà uscire dal cul de sac sarà una delibera di consiglio e non di giunta. Un modo per spalmare sul maggior numero di soggetti una eventuale debacle che ha fatto ben comprendere come il governatore adesso stia davvero giocando d’azzardo.

Speriamo che almeno le opposizioni, tutte, si mettano di buzzo buono a capire se l’indebitamento programmato da Zaia sia pensato solo per la Spv o se in quelle cifre che circolano sui media in queste ore (2-300 milioni di euro e chi più ne ha più ne metta) ci siano provviste per altre poste traballanti, sanitarie in primis (o per i derivati con cui la Regione Veneto sarebbe esposta, come ha detto a suo tempo il consigliere del M5S Jacopo Berti a sollevare a palazzo Ferro Fini).

Tuttavia in un Veneto messo sotto-sopra da una infilata di scandali mai vista (Veneto Banca, BpVi, Mose, Pfas, Spv, Valdastico sud e via elencando) vanno anche analizzate le responsabilità di una classe imprenditoriale che ha fatto dell’abbassamento delle tasse la sua priorità assoluta. La Piovesana (Unindustria Treviso) dice che sì, pagare più tasse non è piacevole, ma è «uno sforzo» che va fatto nel nome della «responsabilità». Che carini questi industriali che, quando conviene, scoprono la bellezza di farsi tosare dal fisco. Occasionalmente regionale.

Marco Milioni