Pedemontana: tassazione per finire la Pedemontana.

Dal Corriere delle Alpi del 10 marzo 2017

Pedemontana: tassazione governativa e istituzionale per finire la Pedemontana.

I vertici difendono la tassa, piombata alla vigilia delle elezioni per i Comuni
Ma i militanti accusano: «Luca doveva discuterne con il partito e con i territori»
E la base leghista mugugna «Non c’è stato confronto»

TREVISO I vertici del Carroccio difendono la «stangata» del governatore Zaia, il provvedimento doloroso ma necessario, la tassazione governativa e istituzionale per finire la Pedemontana. Ma il malessere, nel popolo leghista, c’è. Perché stavolta non è Roma che stanga, ma la Regione Veneto; la giunta Zaia, con la sua patrimoniale per salvare la Pedemontana; e per certi aspetti è una prima volta, in maniera così eclatante e su una partita talmente delicata, che ben pochi se lo aspettavano. Inutile cercare chi esce allo scoperto: ma quando hanno letto i giornali, l’altro giorno, i primi a non essere contenti erano i segretari dei circoli, veterani e militanti, non solo dei comuni vicini alla Pedemontana dove si vota a giugno. Che poi non sono pochi: quattro sotto il Grappa (Borso, Possagno, Castelcucco e Crespano), Godega e Santa Lucia nel Coneglianese, a Trevignano e a Resana in Destra Piave. «Non si poteva aspettare?» ha chiesto qualcuno ai piani alti. Ma anche tra i big, c’è chi non ha esitato a manifestare il suo sconcerto per non aver saputo nulla. «Se Zaia avesse condiviso con il partito e con i territori, sarebbe stato meglio», fa osservare un veterano, «ma capisco che abbia voluto assumersi tutta la responsabilità perché sull’opera si gioca la faccia».

C’è chi già chiede incontri in Pedemontana e nella Marca, il feudo di Zaia, per spiegare la manovra. E chi lamenta che la scelta del governatore abbia rotto il tabù della tassazione e dei decenni di refrain su Roma “stangona” e “ladrona”, o “ladrona” e “stangona”. Ma i big fanno quadrato, A cominciare dal leader storico Gian Paolo Gobbo, che ha subito sostenuto la linea di Zaia, e dal segretario regionale Toni Da Re, esplicito. «La Pedemontana prima di tutto», è il leit-motiv del partito. «Capisco la sorpresa, qualcuno mi ha anche telefonato, stupito e preoccupato, ma prima di ogni cosa si deve pensare al completamento di questa Pedemontana, che vuol dire mezz’ora in meno, se non trequarti d’ora in meno per arrivare a Vicenza», spiega Da Re, «è un’arteria necessaria che va finita, magari imprecando, e trattenendo un paio di bestemmie.

Poi magari bisognerà capire perché sia venuta a costare così tanto. Ma i cittadini capiscono, se pagano e vedono l’opera finita». «È importante chiarire bene: è una tassa di scopo vera e propria», gli fa eco il segretario provinciale trevigiano Dimitri Coin, «che viene applicata una tantum per terminare un’opera pubblica attesa dal territorio, e che poi viene cancellata. In questo modo la gente capisce, il sacrificio è anche visibile, chi paga sa dove sono andati a finire i soldi». Ecco, chi paga. Il Carroccio trevigiano insiste sul fatto che a pagare saranno i ceti più alti, non tutti i veneti. «Prima i veneti….agiati» parafrasando il motto del governatore, che ha adottato una patrimoniale regionale. E anche questo sarà uno dei ritornelli delle prossime settimane, perché il sacrificio non ricadrà sulle spalle dei meno abbienti. «È un aspetto su cui dovremo insistere, i nostri elettori capiranno come Zaia non abbia voluto tassare tutti, ma solo i ceti medio alti», aggiunge Da Re.

Poi, sullo sfondo, restano le questioni politiche e amministrative del tormentato iter della Pedemontana. La questione dei conti e delle spese dell’arteria, salite di 4 volte, da 700 milioni a 3 miliardi. Dei pedaggi, che non c’erano quando era superstrada e poi sono riapparsi. E di questi project financing che cominciano ad agitare il partito, visti i problemi che danno alla giunta regionale. Ma se ne parlerà, nel caso, più avanti. Adessso il diktat è blindare Zaia, elaborare, spiegare e chiarire al popolo leghista e all’elettorato.

E finire la pratica, prima possibile. Chi non ci sta è Giancarlo Gentilini: «Zaia stavolta ha sbagliato, glielo dico con il cuore», sbotta l’ex sindaco di Treviso, l’icona del Carroccio della tolleranza zero. «La Lega non deve mai mettere le mani nelle tasche dei veneti, del mio popolo. Fossi stato al suo posto avrei aperto un nuovo fronte di scontro con il governo di Roma: non esiste che la Regione Veneto debba supplire per un’opera di questa portata. Tocca al governo mettere i soldi, al ministero dei Lavori Pubblici. I 300 milioni si possono trovare subito, per esempio dicendo basta all’accoglienza dei profughi che ci stanno invadendo: questo sì è scandaloso». Andrea Passerini