Permafrost: cambia la temperatura della roccia sotterranea


Da MountCity – 4 novembre 2019

Rocce sotterranee, un preoccupante fenomeno.


È stato misurato l’attimo esatto in cui scompare il permafrost in una grotta delle Alpi Giulie. Il
risultato, pubblicato dall’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar)
e dall’Università dell’Insubria sulla rivista Progress in Physical Geography: Earth and Environment, ci
dice che la temperatura della roccia sotterranea nelle montagne sta cambiando molto rapidamente.
Come riferisce un comunicato diramato il 4 novembre da Cnr Ismar, risale al 2014 il momento in cui i
ricercatori dell’Istituto scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), insieme con
quelli dell’Università di Insubria, cronometrano la scomparsa del permafrost in una grotta del monte
Canin.

LA SPARIZIONE DEL PERMAFROST.
E’ noto che la sparizione di questo particolare stato termico della roccia, che chiamiamo permafrost,
ha alcune gravi conseguenze sulla conservazione delle riserve idriche e sulla stabilità delle montagne.
“Bisogna immaginare la roccia sotterranea come organizzata per strati. Lo strato più esterno ghiaccia
d’inverno e scongela d’estate mentre lo strato più interno rimane sempre sotto lo zero: questo è il
permafrost”, spiega Renato R. Colucci (r.colucci@ts.ismar.cnr.it) del Cnr-Ismar. Nel settembre 2014
si è verificato un cambiamento repentino del regime termico della roccia sotterranea del Canin,
laddove invece di solito si osservano cambiamenti molto più lenti. La roccia sotterranea, infatti, è
molto resiliente, e quindi questo drastico cambiamento delle proprietà termiche indica il fatto che la
roccia ha ricevuto un calore superiore a quello abituale, per un lungo periodo di tempo.

FRANE IN AUMENTO.
Nell’intervallo di tempo di pochi giorni, il permafrost della grotta che i ricercatori stavano
monitorando da tre anni, è passato sopra lo zero. Da allora la roccia ha un andamento stagionale,
cioè ogni anno ghiaccia d’inverno ma d’estate supera lo zero.“Questo aspetto ha importanti ripercussioni sulle riserve d’acqua sotterranea, stoccate sotto forma di
ghiaccio permanente, che caratterizzano le aree carsiche di alta quota come ad esempio le Alpi
Giulie, ma anche estese aree delle Alpi austriache o svizzere. La superficie topografica del ghiacciaio
sotterraneo in questa grotta si è abbassata di mezzo metro nell’arco di soli quattro anni”, aggiunge
Colucci. La scomparsa del permafrost riguarda qualsiasi tipo di roccia. Il permafrost tende infatti a
dare maggiore stabilità a versanti e pareti ad alta quota grazie all’azione legante che il ghiaccio
imprime alle fratture rocciose. Il suo scongelamento porta adun potenziale aumento di eventi franosi
e, anche se non è mai stata misurata una correlazione diretta, si osserva che negli ultimi anni sulle
Alpi Giulie sono aumentati i casi di crollo di vaste porzioni rocciose. Inoltre, in generale, la riduzione
dei ghiacciai sotterranei determina un contraccolpo sul regime idrico complessivo e sulla portata dei
corsi d’acqua.

QUESTO RISULTATO è stato ottenuto con particolari termometri che hanno misurato la temperatura
in continuo per sette anni, in diversi punti della grotta. La ricerca fa parte di un più ampio progetto.
Si chiama C3-Cave’s Cryosphere and Climate e intende studiare, sotto diversi aspetti, i depositi di
ghiaccio sotterraneo nelle aree carsiche. Il progetto è finanziato in parte dalla Società Speleologica
CGEB della Società Alpina delle Giulie. Nel progetto sono coinvolti altri istituti di ricerca e Università
di diversi paesi: oltre all’Italia infatti vi partecipano Austria, Svizzera, Germania, Slovenia e Romania.