Raduno Giau, intervento Luigi Casanova MW – Italia Nostra TN

Passo Giau 05 giugno 2022: raduno alpinistico e ambientalista in difesa delle montagne e per chiedere olimpiadi rispettose dell’ambiente e senza spreco di soldi pubblici.

Intervento di Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness Italia e vicepresidente di Italia Nostra del Trentino.

Il nostro cammino sotto le torri delle Dolomiti sul territorio lascia tracce lievi. Dentro noi invece ha impresso emozioni forti: grazie alle bellezze che abbiamo visto, grazie a voi tutti che ci avete accompagnati e grazie a chi ha organizzato. Siamo però stati costretti a incrociare, leggere lacerazioni: del territorio, dei paesaggi, della biodiversità, all’interno di un Patrimonio collettivo che UNESCO dovrebbe tutelare tramite una statica Fondazione composta dai politici dei 5 ambiti territoriali interessati. Non soddisfatti dei danni provocati dai Mondiali di sci alpino 2021, questi politici stanno preparando l’ultimo, devastante assalto alle Dolomiti, e non solo a queste stupende montagne.

Riguardo all’appuntamento olimpico Milano Cortina 2026, in questi due anni di continuo impegno abbiamo raccolto, da parte delle amministrazioni pubbliche e da parte della Fondazione Milano – Cortina 2026, tanta ostentata sufficienza: ci addolora essere qui per presentarvi una lunga lista di inadempimenti sostenuti da una pubblicistica superficiale, omissiva e non veritiera.

Dovevano essere le Olimpiadi a costo zero. Oggi siamo a una valutazione di spesa ancora non definitiva che si aggira sui tre miliardi di euro. Solo pochi giorni fa un ministro della Repubblica, l’onorevole Di Maio, ha avuto la sfrontatezza di affermare che l’evento costerà un solo miliardo di euro, come del resto continua ad affermare la Fondazione. Si sappia che quel miliardo è destinato alle sole spese organizzative e di gestione dei vari apparati e che in realtà lo Stato ha stanziato ad oggi 1.450 miliardi di euro e altrettanti le Regioni e Province autonome.

Dovevano essere le Olimpiadi sostenibili. Quindi un evento capace di lasciare a noi abitanti della montagna, veneta, altoatesina, lombarda e trentina, strutture e un futuro di condizioni di vita migliori sotto il profilo economico, sociale e ambientale.

Ma la sostenibilità da tante parti sbandierata è già fallita. Non è un caso che nell’intenso tour della Fondazione (Cortina – Trento – Verona – Bormio) non siano mai state pronunciate le parole ambiente e biodiversità. Nei territori interessati non è stato avanzato un solo progetto sociale.
Abbiamo dovuto leggere la seguente frase in una lettera del Presidente del CIO Thomas Bach indirizzata al Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e tenuta secretata fino a pochi giorni fa:
“Non servono cattedrali nel deserto…la semplificazione e la pertinenza dei giochi devono essere un punto centrale per tutti. Bisogna capire se i piani proposti per lo Sliding Center a Cortina possono portare quell’eredità attesa piuttosto che creare impegni per le generazioni future… Dobbiamo studiare come le efficienze generate dalla mancata costruzione di una nuova pista di bob potrebbero essere usate a beneficio dei cittadini veneti sul altri fronti…“
Cioè è il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) che richiama le nostre istituzioni pubbliche a porre attenzione verso l’ambiente e verso i problemi veri della montagna, non solo veneta. La questione ambientale (e sociale) è scomparsa dall’Agenda della Fondazione che pure, nel dossier di candidatura, vi aveva dedicato 16 interessanti, efficaci pagine.

Dagli impegni è scomparsa la VAS, nazionale e per tutte le opere valutate nel loro insieme. Alle amministrazioni, ma specialmente a noi cittadini, è stato così impedito un confronto trasparente, la possibilità di un dialogo che potesse approfondire le scelte sulle strutture, se opportune o meno, se fosse più qualificante trasferirle, se vi fossero località più idonee ad ospitarle, se, grazie alle Olimpiadi, non fosse venuto il momento di offrire possibilità di sviluppo, lavoro, servizi efficaci ai nostri giovani, per iniziare a invertire la linea dell’impressionante spopolamento dei territori del bellunese e della Valtellina, se vi fossero delle fragilità da affrontare o dei punti di forza da sostenere con determinazione (ad esempio, iniziare ad attuare il piano di gestione delle Dolomiti UNESCO). Aver disatteso quel capitolo del dossier ha impedito un investimento nel futuro delle montagne del centro – oriente alpino. Per rispettare il dettato del dossier, la Fondazione doveva anticipare un monitoraggio della situazione ambientale e sociale complessiva anche nella città di Milano, anche nelle linee di mobilità dalle città verso le montagne.

Invece di discutere della qualità delle montagne e di economie che diano a noi abitanti la possibilità di viverci con dignità e a voi cittadini la garanzia di avere accesso a beni comuni strategici quali l’acqua, le foreste, la fauna selvatica, l’aria pulita, la sicurezza idrogeologica e di poter usufruire di ambienti incontaminati o perlomeno ben curati, ci troviamo a dover fare un lungo elenco di strutture che destano estrema preoccupazione e che ci portano a manifestare una decisa contrarietà.

Perché? Perché si investe, come avveniva nel secolo scorso, in cattedrali nel deserto, in opere che avranno una ricaduta economica e lavorativa di breve periodo, gravate da costi di gestione insostenibili per le nostre amministrazioni. Si è volutamente ignorato che siamo in una situazione dove tutti siamo chiamati a dare risposte significative ai processi di mitigazione e limitazione, o meglio riduzione, degli effetti dei cambiamenti climatici in atto.

Molte delle opere previste sono insostenibili o sovradimensionate:
– la pista di Bob – skeleton – slittino di Cortina, 61 milioni di euro, lo stadio di pattinaggio di velocità di Baselga di Piné, 60 milioni di euro, il Villaggio olimpico di Cortina, 40 milioni di euro, due stadi del curling, Cortina e Cembra, costo complessivo 12 milioni;

– oltre un miliardo di euro sarà investito in viabilità stradale (Valtellina, Cadore e Cortina, Alto Adige), senza che vi sia stato un approfondimento condiviso e collettivo del tema della mobilità del futuro: rimane forte e unico l’obiettivo della velocità, del sostegno al turismo del mordi e fuggi utile solo all’industria della neve;

– si sta approfittando dell’anno olimpico per imporre alle montagne, in modo particolare alle Dolomiti, opere insostenibili: il grande albergo di lusso di Passo Giau, 40 mila metri cubi, i due villaggi di lusso, Cortina e Auronzo, della famiglia Meister. Tutte situazioni che verrebbero imposte in aree delicate, libere da infrastrutture, in prospettiva non idonee a costruire una frequentazione che eviti il rituale del turismo porno-alpino (mi scusi Michil Costa per la citazione) per investire invece in ospitalità;

– si sta approfittando dell’appuntamento olimpico per sostenere, con una incredibile valanga di denaro pubblico, la farsa del Dolomiti no car, gli inaccettabili collegamenti sciistici da Cortina verso Badia, Arabba – Marmolada e area sciistica del Civetta. Tutti collegamenti, come del resto quello che dovrebbe unire le aree sciistiche di passo Tonale – Bormio – Livigno, il vetusto piano Gasser, insostenibili e che vanno ad intaccare aree di Rete Natura 2000 in violazione delle direttive dell’Unione europea e delle leggi nazionali;

– è insostenibile anche il progetto di finanza previsto per l’autostazione della ex ferrovia a Cortina: si tratta di una vera e propria speculazione fuori contesto culturale e storico della Perla delle Dolomiti. Come pure è insostenibile la circonvallazione e i previsti ulteriori parcheggi in Cortina, 300 milioni di euro.

Altre opere previste, definite “ristrutturazione dell’esistente”, stanno sforando ogni bilancio di previsione illustrato nel dossier di candidatura:

– lo Stadio del biathlon di Anterselva, 37 milioni di euro, i trampolini di Predazzo, 35 milioni di euro (qui si interverrà declassando per legge l’area di pericolo geologico), lo Stadio del fondo di Lago di Tesero, oltre 11 milioni di euro, l’area dello sci alpino maschile a Bormio, 10 milioni di euro, con modifica del piano territoriale per ampliare oltremisura l’area sciabile a scapito del bosco, come accaduto in modo scellerato a Cortina in occasione dei Campionati del mondo di sci alpino 2021;

– e ancora, oltre 30 milioni di euro a Livigno per collegare le diverse piste e località delle gare olimpiche, l’Arena di Milano, 60 milioni? Il relativo Villaggio olimpico, 99 milioni del 2019? Un elenco di investimenti che sfuggono a qualunque logica di sobrietà e sostenibilità gestionale per il futuro, specie nei comuni delle vallate alpine.

Riprendendo Thomas Bach, ricordiamo che dal 2014 ad oggi il Bellunese ha perso il 4,3% della sua popolazione, la provincia di Sondrio il 2,3%. Le faraoniche strutture olimpiche deviano risorse umane e finanziarie pubbliche da investimenti reali che portino beneficio alle genti di montagna: reinvestire nello stato sociale, superare la privatizzazione della sanità, riprendere una mobilità studiata e capace di offrire risposte innovative nel lungo periodo, curare, quindi gestire le alte quote.

Noi oggi ci troviamo a passo Giau convinti che su tanti temi illustrati è possibile chiedere alle istituzioni di fermare tanta aggressività: a Cortina come in Valtellina, in Alto Adige come in Trentino, per riaffermare con la massima fermezza la necessità di avviare azioni di tutela efficaci di questo magnifico insieme di paesaggio, bellezza, biodiversità, cultura ladina, ma anche perché guardiamo al destino dei giovani.

Non possiamo più permetterci alcun consumo di bene comune: ogni ulteriore passo fatto nella direzione del consumo di suolo, in quota come nei fondovalle, va a scapito dei diritti umani fondamentali delle future generazioni e della qualità dell’economia delle montagne italiane.
E’ compito della Fondazione Dolomiti UNESCO, da protagonista, ed è compito insindacabile della Fondazione Milano Cortina 2026 affiancarci e sostenerci su questi obiettivi. Qualora ciò non avvenisse queste due istituzioni, invece di presentare delle Olimpiadi sostenibili come auspicato dell’Agenda olimpica del CIO del 2020, porteranno sul nostro Paese un’ulteriore umiliazione, un’ulteriore sconfitta, certo amministrativa e istituzionale, ma specialmente culturale.