Reolon: la ricerca di un progetto condiviso per le Dolomiti
Pubblicato on 23/Gen/2017 in NewsDal Corriere delle Alpi del 22 gennaio 2016
Sergio Reolon, un vero politico. Le sue doti erano sempre orientate a ricercare una prospettiva di sviluppo per le sue Dolomiti
di Diego Cason
“Nonostante il mio inguaribile, ottimismo se guardo all’attuale situazione della provincia di Belluno mi prende una profonda tristezza. Il guaio è la totale assenza di una guida, di coesione di visione, l’assenza di fiducia.” Così Sergio Reolon scrive nel suo ultimo libro, che è il suo testamento politico. Egli era consapevole del valore culturale, sociale ed economico del territorio dolomitico che sta, ma non solo, entro i confini della provincia di Belluno. Territorio che aveva provato ad amministrare come un unicum ma che, nelle sue amare conclusioni, s’è rivelato frantumato in numerose monadi, poco inclini alla collaborazione e spesso incapaci di vedersi accomunate ad un comune destino.
Sergio era un uomo politico, aveva il fiuto, l’intuito, la determinazione, l’esperienza, le astuzie, talvolta la malizia del leader politico. Queste doti non erano fini a sé stesse o volte all’interesse personale, bensì orientate a ricercare una prospettiva di sviluppo per le comunità dolomitiche. Non so se ha sempre fatto le scelte giuste, ma è certo che egli ha sempre cercato di individuare gli interessi della comunità di cui si sentiva parte integrante. Era consapevole dei problemi che la democrazia contemporanea pone ai politici e agli amministratori. In particolare sul tema dell’ostilità per la rappresentanza, sulla comodità della delega che esonera dall’impegno personale, sulla vacuità della presunta competenza dei cittadini ad esprimersi su problemi complessi.
Egli aveva fiducia in un sistema democratico rappresentativo, nel quale i politici eletti devono studiare, conoscere e farsi aiutare da chi sa più di loro, per fare sintesi e orientare la volontà di istituzioni e cittadini verso obiettivi di interesse condiviso e comune. La politica a questo serve o, meglio, dovrebbe servire. A studiare, a valutare, a decidere. Sergio sapeva anche che le scelte politiche, per essere efficaci, richiedono una proficua collaborazione tra persone che hanno opinioni diverse. Ma non si limitava a saperlo, egli la praticava personalmente, nei suoi comportamenti quotidiani, dedicando attenzione a tutti e nelle sue funzioni istituzionali, cercando di perseguire obiettivi condivisi.
Il frutto di questa sua convinzione ha prodotto l’articolo 15 dello Statuto regionale (LR 1 del 2012) “Specificità delle singole comunità, dei territori montani, e della provincia di Belluno” e la legge regionale n. 25 del 2014 che ne prevede l’applicazione, “Strumenti specifici di esercizio dell’autogoverno del Bellunese”. Esse sanciscono il riconoscimento della differente situazione della provincia di Belluno rispetto al rimanente territorio regionale e prevede il trasferimento di competenze e risorse adeguate per il governo dei territori montani regionali. Poi le cose sono andate in direzione contraria alle aspettative e nulla, di quanto previsto dalle leggi citate, ha trovato attuazione. Anche per effetto di una improvvida e demagogica legge statale che ha distrutto la capacità operativa delle province.
Tutto questo ha determinato delusione e amarezza che Sergio manifestava lucidamente e apertamente. In questo egli trovava una conferma delle difficoltà di spiegare le differenze tra il vivere in montagna e in aree metropolitane, dove la cultura degli interessi collettivi, comunitari e della solidarietà è incomprensibile per chi ha solo il metro del profitto e dell’interesse individuale come strumento per valutare il mondo.
Egli ha sempre saputo di vivere in una provincia bellissima e piena di contrasti, nella quale anche le migliori iniziative individuali rischiano il naufragio per colpa di un contesto rigido e di politiche inadatte ai territori montani. Ma quello che più gli pesava è l’assenza di un progetto condiviso per il territorio dolomitico, di cooperazione, di condivisione e unità d’intenti.
Il modo migliore di onorare il suo impegno è provare, con incessante determinazione, a realizzare, almeno per quel che è in nostro potere, le sue aspirazioni. Questo mi sembra essere l’unico modo per sostenere il peso della sua scomparsa.
Diego Cason