Restauro rifugio Popena. Non costruiamo tra quei gioielli

Lettera dal Corriere delle Alpi del 29 settembre 2017

 Restauro rifugio Popena. Non costruiamo tra quei gioielli

CORTINA Ho letto sul Corriere delle Alpi di domenica il pezzo “Corona: «Riapriamo il rifugio Popena di Misurina»”. Sabato mattina ero da Quinz a Misurina, proprio mentre il signor Corona veniva intervistato dal giornalista, e ho captato qualche frase. Non è casa mia, ma conosco bene e amo la zona, dove ho arrampicato, salito alcune vie normali e camminato spesso; la ricostruzione di quel rifugio, al quale dedicheremo un articolo storico su “Le Dolomiti Bellunesi” di Natale, a me sembra quantomeno fuori luogo. Già l’amico Luca Visentini, con cui Corona conobbe le cime del Popena, nel libro che risultò da quelle scalate (Gruppo del Cristallo, Athesia 1996), paventava la riapertura di un rifugio, perché posto in zona poco stabile e soltanto a un’ora da Misurina, senz’acqua corrente, che forse richiederà l’apertura di una strada per i rifornimenti, eccetera.

Non ho nulla contro la memoria del signor Quinz, che conobbi nel 1976 tramite Severino Casara, e sono certo che qualcosa a lui vada dedicato (ma allora, anche Piero Mazzorana andrebbe ricordato a Misurina…) . Comunque la Val Popena Alta, la Val delle Baracche, Corno d’Angolo, il Cristallino, la Croda di Pousa Marza sono piccoli gioielli di natura e storia delle “magiche Dolomiti” che, a mio giudizio, non meritano il rischio di diventare potenziali discariche, come il vicino Lago del Sorapis. Poi, come sempre, ognuno fa i suoi conti, e anche in questo caso i Mondiali daranno una mano all’economia e all’ambiente…

Ernesto MajoniCai Cortina d’Ampezzo Direttore “Le Dolomiti Bellunesi”