Sostegno ai piccoli comuni. Scopel: «Basta fusioni»

Dal Corriere delle Alpi del 29 settembre 2017

Il Senato approva la legge, la dotazione economica è di 100 milioni fino al 2023
Per 54 sindaci bellunesi un segnale importante: «Contro lo spopolamento»

Sostegno ai piccoli comuni. Scopel: «Basta fusioni»

BELLUNO Rivoluzione nelle Terre Alte. Il Senato ha approvato in via definitiva la legge per il sostegno dei piccoli comuni. Sono 54 in provincia di Belluno quelli che hanno meno di 5 mila abitanti. Dal 2017 al 2023 avranno a disposizione 100 milioni di euro, con una dotazione di 10 milioni il primo anno e di 15 milioni per gli anni successivi. Un fondo da dividersi in ambito nazionale. Una miseria, è la prima reazione. Sta di fatto che la legge viene riconosciuta – ad esempio da Dario Scopel, sindaco di Seren del Grappa, coordinatore dell’Anpci, l’associazione dei piccoli comuni – come un passo avanti. «Viene finalmente riconosciuta la nostra esistenza, con tutti i problemi ma anche le opportunità che abbiamo. D’ora in avanti, non è la fusione l’unica prospettiva che fino a ieri sembrava esserci riservata».

Certo, le risorse sono poche. Ma un apposito Fondo potrà essere ulteriormente incrementato e reso permanente negli anni successivi, per il finanziamento di investimenti per l’ambiente e i beni culturali, per la mitigazione del rischio idrogeologico, per la salvaguardia e la riqualificazione dei centri storici e la messa in sicurezza di infrastrutture e di edifici pubblici, l’insediamento di nuove attività produttive, e per lo sviluppo economico e sociale. «Dopo tanti anni di duro impegno, anzi, possiamo ben dire di battaglie – tira un sospiro di sollievo Marco Staunovo Polacco, sindaco di Comelico Superiore – siamo soddisfatti del contenitore che abbiamo realizzato. Adesso si tratta di riempirlo di contenuti. E di risorse. Alcuni sono delineati, altri di nuovi possono essere implementati. Il tutto per contrastare lo spopolamento. Questa legge indica senz’altro alcune premesse». Stanuovo Polacco coordina, in particolare, i Comuni bellunesi che non vogliono la fusione, pur lasciando agli altri la libertà di farla. Sono una trentina. «Questa legge ci da ragione, possiamo ben dirlo». Ivano Mattea è sindaco di Danta, a pochi chilometri da Comelico Superiore. «La priorità assoluta che abbiamo è quella di contrastare la denatalità. Non so se questa legge sarà sufficiente per farlo. So però che quest’anno Danta ha avuto solo un nato, mentre i morti sono stati dieci. C’è una signora incinta che dovrebbe partorire il prossimo anno e questo per noi è un grande motivo di speranza» conclude Mattea. Cento milioni di Fondo non sono tanti per dare fiducia ai popoli delle terre alte. «Ma l’impianto della legge è un primo approccio – riconosce Leandro Grones, sindaco di Livinallongo – per metterci tutta la nostra fantasia in nuove politiche che trattengano la popolazione in quota».

Grones va subito al dunque e si interroga intorno ai Centri multifunzionali previsti dalla legge. Hanno lo scopo di garantire una molteplicità di servizi anche nei Comuni più piccoli.«Voglio capire che cosa può starci in questo contenitore – puntualizza Grones -. Le funzioni dipendono dalle risorse, insomma da chi paga. E le risorse sono determinanti anche per assicurare il personale necessario. Mi auguro soltanto che ancora una volta non intervenga la burocrazia che a noi amministratori dei piccoli comuni rende la vita impossibile, anche solo nella sostituzione di un collaboratore in ufficio». Passando da un capo all’altro della montagna bellunese, sostiamo in Val Zoldana. Qui troviamo il sindaco Camillo De Pellegrin. «Ben vengano queste ed altre leggi, ma il problema centrale per contrastare lo spopolamento in montagna è quello del lavoro. Qui in valle abbiamo la fortuna di un’industria che assicura 120 posti. Poi ci sono tante piccole attività, c’è il turismo e c’è la casa di riposo.

Ecco perché da noi l’emigrazione non è un fenomeno così devastante. Però, ricordiamocelo – aggiunge De Pellegrin – è inutile garantire i servizi se prioritariamente non implementiamo il territorio di opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani». De Pellegrin è sindaco di due comuni che si sono fusi. «Restiamo comunque un piccolo Comune, sotto i 5 mila abitanti. La fusione per noi è stata fondamentale. Non è detto, però, che lo sia anche in altre situazioni. Quella approvata ieri, dunque, è una legge che salvaguarda comunque le identità». «Fino ad un anno fa sembrava che i 54 Comuni bellunesi sotto quota 5 mila fossero tutti destinati alla fusione obbligatoria – ricorda Scopel -. Con questa legge, finalmente, si volta pagina. Possiamo ricominciare a respirare. Saranno pochi i 100 milioni, non basteranno a realizzare tutti gli obiettivi. Ma questo è un primo passo dal quale non si potrà tornare indietro. Non siamo ramo secco dell’albero, ma la radice, perché i piccoli comuni sono da valorizzare e non da eliminare».

Sono molti gli strumenti di intervento per le amministrazioni locali, interventi anche sugli affitti
Scuole, poste, imprese: le novità della legge

BELLUNO La residenza nei piccoli comuni costituisce per la prima volta un interesse nazionale perché promuove l’equilibrio demografico del Paese. Inoltre, si istituisce il Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale che non esisteva, e che potrà essere implementato con le prossime leggi di bilancio. In tutti i piccoli comuni sarà attivo uno sportello postale. Verranno salvate le scuole in chiusura. Ci saranno incentivi per chi non se ne andrà. In particolare è prevista la detrazione totale dall’imposta sul reddito delle persone fisiche della spesa sostenuta per il pagamento del canone di affitto a uso abitativo per i primi cinque anni di locazione. Resteranno sul posto gli introiti del demanio idrico.Sono soltanto alcune delle novità della legge approvata ieri. Ecco le altre. I piccoli comuni possono istituire centri multifunzionali nei quali concentrare una pluralità di servizi, quali i servizi ambientali, scolastici, postali, di comunicazione, commerciali e di sicurezza. In tutti i comuni dovrebbe essere attivo almeno attivo uno sportello postale. Le amministrazioni potranno stipulare apposite convenzioni, di intesa con le associazioni di categoria e con Poste italiane, affinché i conti correnti, le imposte comunali, i vaglia postali, nonché le altre prestazioni, possano essere pagati negli esercizi commerciali presenti nel territorio comunale.

Le imprese che investono nel miglioramento della propria attività, in particolare per l’adeguamento e l’ammodernamento funzionale degli impianti e delle attrezzature e per la realizzazione di iniziative per il miglioramento dell’assetto del territorio, possono avvalersi dell’agevolazione consistente nel riconoscimento di un credito di imposta, pari al 10 per cento, commisurato ai nuovi investimenti acquisiti. Il Veneto potrà stipulare convenzioni con gli uffici scolastici regionali per finanziare il mantenimento in attività degli istituti scolastici statali.Le Regioni potranno agevolare l’imprenditorialità giovanile con un finanziamento pari al 40 per cento per l’acquisto di terreni. La legge favorisce la promozione e la commercializzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali dei piccoli comuni, anche attraverso forme innovative quali un apposito portale telematico, grazie a un accordo stipulato tra Ministero delle politiche agricole e forestali e associazioni e enti delle categorie produttive interessate.I piccoli comuni possono indicare nella cartellonistica ufficiale i rispettivi prodotti agroalimentari tradizionali, preceduti dalla dicitura “Luogo di produzione del . …” posta sotto il nome del comune. Sarà permesso agli artigiani di prorogare l’apertura degli esercizi commerciali nei giorni festivi, anche in deroga alle disposizioni vigenti in materia, e di mostrare e vendere i loro prodotti in apposite aree e per non più di quattro giorni al mese. Incentivi e premi per l’insediamento sono attribuiti a titolo di rimborso (pari al 50 per cento sulle spese documentate sostenute per il trasferimento e l’insediamento) a coloro che vogliono recuperare manufatti, edifici, case rurali a scopo abitativo per il proprio nucleo familiare, sotto forma di detrazione fiscale sul reddito delle persone fisiche pari al 38 per cento delle spese sostenute sino ad un importo massimo di lire 200 milioni. Per i residenti nei piccoli comuni è prevista la detrazione totale dall’imposta sul reddito della spesa sostenuta per il pagamento del canone di affitto a uso abitativo per i primi cinque anni di locazione. Il Ministero dell’economia e delle finanze istituirà un fondo dal quale attingere per concedere incentivi fiscali in favore dei piccoli comuni.

Francesco Dal Masw