La svendita della terra in Veneto
Pubblicato on 10/Dic/2022 in NewsIL VENERDÌ NERO (BLACK FRIDAY) DEL VENETO SI PROTRAE FINO AL 2050 PER LA SVENDITA DELLA TERRA.
di Schiavon Dante
29 Novembre 2022
La dimensione “privata” dello “shopping” è migrata nel “pubblico”: le “istituzioni pubbliche” offrono a prezzo di saldo una risorsa non rinnovabile come la “terra“. In Veneto il “cavallo di Troia” di questa “campagna commerciale istituzionale”, quindi pubblica, di una risorsa per niente illimitata, è la legge veneta per il “contenimento del consumo di suolo”, il cui solo titolo suona blasfemo, un’autentica bestemmia che dovrebbe essere oggetto di una querela nei confronti di chi l’ha prodotto, di chi lo propaganda, di chi fa finta di conoscere i contenuti che stanno dietro quel titolo.
La Presidente della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale del Veneto quest’anno ha dichiarato essere 9727 gli ettari consumabili dai comuni da qui al 2050. L’allegato B alla legge nr. 14 del 6 giugno 2017 “Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo” nel determinare la quantità di suolo consumabile da qui al 2050 ha preso a riferimento le dinamiche del consumo di suolo negli anni precedenti con l’intento di contenerlo in futuro. Il conteggio con tale criterio porta a ipotizzare un consumo di suolo annuo pari a 303 ha/anno (9727 ettari divisi per i 32 anni che ci separano dal 2050). Fa saltare il banco di questa “contabilità artificiosa” il peso preponderante, climalterante, devastante di 16 deroghe (6 deroghe di tipo formale e burocratico che avallano lo “status quo edificatorio”, 10 deroghe tecniche). Il risultato è il seguente(dati Ispra):
Anno 2017 1100 ettari
Anno 2018 923 ettari
Anno 2019 785 ettari
Anno 2020 682 ettari
Anno 2021 684 ettari.
In Veneto si consuma più del doppio della quantità media di suolo consumabile grazie alle “deroghe” che diventano “incentivo a consumare” per il loro carattere “esentativo” e perché comprendono i “casi più ricorrenti” di consumo di suolo fertile.
Poiché il quantitativo di 9727 ettari a disposizione dei comuni si intende, solo in “fase di prima applicazione” della legge e poiché la Regione ha a disposizione una “riserva di suolo consumabile” di ulteriori 8530 ettari (sì, proprio così vengono definiti nell’allegato B della legge regionale: una specie di tesoretto) che porterebbe a 18257 ettari il totale consumabile da qui al 2050, di al netto delle deroghe, è necessario da parte dell’ambientalismo passare dalle parole ai fatti, dalle disquisizioni astratte alla “lotta ambientalista”.
Ci vogliono 40.000 firme per chiedere un “referendum abrogativo” della legge regionale. Non basta più fare convegni, anche se utili: bisogna (re)agire. Non basta più la singola rivendicazione locale se non la si salda ad una visione politica e ambientale d’insieme, “olistica”: la terra è la risorsa primordiale su cui si innestano tutti i cicli vitali: dell’acqua, del carbonio, della fotosintesi.
Ce la stanno rubando da sotto i piedi non possiamo restare indifferenti.
Schiavon Dante, Gruppo di Intervento Giuridico