Turismo di massa – flusso di ignoranti
Pubblicato on 4/Set/2017 in NewsDal Gazzettino del 4 settembre 2017, lettera
Turismo di massa – flusso di ignoranti
Vi scrivo da amante ed assiduo frequentatore delle Dolomiti per condividere una riflessione in merito ad una questione negli ultimi giorni molto dibattuta: il degrado e le difficoltà, dovute ad un incontrollato turismo di massa, affrontato dal rifugio Vandelli del Sorapis, nella conca ampezzana. Il fatto che l’avanzare di greggi di turisti stia spogliando il luogo della sua incontaminata magia è un parere personale, immagino peraltro condiviso da ogni amante della montagna, quella autentica. Ben più problematica è la presenza di individui incivili che stanno seriamente mettendo in pericolo il benessere ambientale, lasciando immondizia e non avendo cura di fauna e flora. Tralasciando l’aspetto poetico, che vive dei bei ricordi di quando si poteva un tempo salire sulla Ciasa Dio accompagnati dal solo rumore del vento, è evidente come il problema sia cultuale e di educazione.
Non è certo questo il momento né l’occasione per affrontarlo. Mi preme invece sottolineare come, da quando il percorso per raggiungere il rifugio è stato modificato, aggiungendo passerelle, scalinate e quant’altro, si sono aperte le porte ad un incontrollato flusso di ignoranti della montagna, ironicamente riconoscibili dalla classica scarpa da ginnastica, o ancor peggio sandali, con cui si accingono alla salita. E chi ignora, cioè non conosce, dovrebbe essere educato prima di dedicarsi a qualsiasi attività. La decisione di apportare tali agevolazioni al sentiero immagino sia dovuta alla necessità di aumentare i guadagni del rifugio. E qui, dal mio punto di vista, sta l’errore: innanzitutto la montagna non è un business, e cercare di trasformare i rifugi in attività che possano sostenersi esclusivamente grazie ad un turismo di massa è impensabile, dato che proprio di limitare un certo tipo turismo si sta discutendo.
In secondo luogo sta un’amara verità: la montagna non è per tutti e non si può alterare la bellezza di certi luoghi solo per l’illusione di renderli accessibili a chiunque; così facendo, infatti, perderebbero inevitabilmente la propria autenticità. Auspico che i rifugi alpini sopravvivano grazie al turismo discreto di chi la montagna la ama; che vengano economicamente sostenuti grazie ad attività che coinvolgano solo una certa fascia di turisti, come corsi di roccia, alpinismo o gare di trail. Solo così si potrà mettere freno ad un pericolo che minaccia le nostre montagne.
Francesco Mattia Cianci