Una “terza via” per il treno delle Dolomiti

Dal Corriere delle Alpi del 20 agosto 2017

In fase di stesura il documento con cui i sindaci del Cadore propongono una “terza via” per il treno
«La Regione potrebbe obiettare sui costi aggiuntivi, abbiamo già la soluzione per recuperare soldi». «Rinunciamo a qualche stazione per compensare i due km in più»

AURONZO Renzo Bortolot, presidente della Magnifica, assistito dai suoi collaboratori, sta ultimando in queste ore il documento che sarà sottoscritto dai sindaci dell’Alto Bellunese, e da inviare in Regione Veneto, per la soluzione condivisa circa il tracciato del treno delle Dolomiti.

Il percorso della ferrovia individuato nella recente riunione è previsto lungo il centro Cadore e la val d’Ansiei; subito dopo la località San Marco, le rotaie entreranno quindi in galleria per sbucare a San Vito, da dove raggiungeranno Cortina. «Rispetto a quello individuato dalla Regione», ammette Bortolot, «è un tracciato leggermente più lungo, ma di soli due chilometri. Quindi potrebbe costare qualche euro in più e comportare un supplemento di qualche minuto sui tempi della percorrenza».

Bortolot fa comunque intendere che si tratta, appunto, di un’ipotesi condivisa da tutti i sindaci e che risponde, di conseguenza, alle reali esigenze dello sviluppo dei territori più marginali ai piedi delle Dolomiti. Il presidente della Magnifica apre, in ogni caso, alle possibili obiezioni della Regione sui tempi e soprattutto sui costi.«Se necessario, i sindaci potranno condividere l’opportunità di tagliare alcune delle stazioni previste, in modo da venire incontro alle comprensibili indicazioni del Governo regionale di abbreviare i tempi di collegamento tra Venezia e Cortina e di ridurre anche un po’ l’investimento», afferma Bortot.

Il primo sacrificio in tal senso si rende disponibile a farlo Tatiana Pais Becher, sindaco di Auronzo. «Anziché costruire una stazione all’ingresso della val Marzon, al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo, e un’altra a San Marco, poco distante, potremmo confermare quest’ultima, perché la località è una tra le più naturali del nostro territorio e da qui si può raggiungere in breve tempo Misurina e, nell’eventualità, i futuri impianti di val Marzon se si deciderà di salire alla Tre Cime in funivia o con un trenino a cremagliera».

Irrinunciabile è invece la stazione di Cima Gogna, la più usufruibile da parte del Comelico e di Sappada.

Per quanto riguarda le altre stazioni in centro Cadore (Domegge e Lozzo) si vedrà col tempo se saranno entrambe indispensabili. A Cortina, com’è noto, sarebbero previste addirittura tre stazioni: a sud della città, a nord e in centro. E’ evidente che anche in questa realtà potrebbe intervenire una semplificazione. «Il treno delle Dolomiti, a parte la sua funzione turistica, ne ha una sociale molto importante», sottolinea Pais Becher, «si pensi soltanto ai tanti studenti pendolari su Venezia e su Padova, oltre che su altre città, e ai tanti giovani che lavorano fuori Cadore e che per carenza di trasporti sono costretti a rientrare solo una volta alla settimana. Per tutta questa gente», conclude Pais Becher, «il treno potrebbe assumere una rilevante funzione sociale: un treno per ritornare, non solo per partire».

Francesco Dal Mas