Valdastico nord, gli ambientalisti ribadiscono il no

Tentino, 9 novembre 2019

Valdastico nord, gli ambientalisti ribadiscono il no
Trento. Gli ambientalisti trentini e veneti si schierano ancora una volta contro la Valdastico nord.
Ieri hanno spiegato i nuovi passaggi compiuti. Quindici giorni fa il Coordinamento trentino (come
i colleghi veneti) ha depositato al Ministero dell’Ambiente le osservazioni sull’ultimo documento
presentato da Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova SpA. La società aveva risposto alle
indicazioni di Ministero Ambiente e Regione Veneto sul progetto, che da settembre 2019 è sottoposto
alla Valutazione di impatto ambientale. «Abbiamo rinunciato a ripetere le tante gravi critiche sul
piano ambientale – ha spiegato Pietro Zanotti, del Coordinamento – ci siamo concentrati su altre
questioni giuridiche e sociali, più che sufficienti per affossare la procedura di VIA».
Il documento inviato a Roma da Legambiente, Italia Nostra e WWF a nome delle associazioni del
Coordinamento, contiene una pietra tombale: gli ambientalisti dichiarano illegittimo il progetto, e
priva di valore di conseguenza la procedura di valutazione di impatto ambientale, perché a gennaio
2019 il Consiglio di Stato ha già annullato la vecchia delibera del Cipe, che approvava il progetto
preliminare.

Accanto ad altri rilievi procedurali, il testo del Coordinamento ricorda la contrarietà alla
Valdastico nord espressa dal Consiglio provinciale di Bolzano a marzo 2019 e il fatto che per legge
serve un inderogabile assenso della Provincia di Trento, che ad oggi non è stato prodotto.
Gli ambientalisti hanno anche ricordato che i comuni di Villa Lagarina e Riva hanno a loro volta
approvato ordini del giorno contrari alla Valdastico e che il comune di Besenello è tanto contrario
da aver promosso un ricorso al Consiglio di Stato. Insomma, per gli ambientalisti nessuna uscita
dell’autostrada A31 Nord sull’A22 avrebbe senso, perché l’opera in sé non risolve alcun problema di
traffico e inquinamento, men che meno in Valsugana, perché «l’opera inquinerebbe come due volte e
mezzo un inceneritore» (afferma Zanotti), ed è solo una foglia di fico per giustificare una concessione
rinnovata senza bando. Nel documento ricordano gli elementi contrari nelle normative e direttive
europee e provinciali, che sono orientate a ridurre il traffico. Era presente accanto a Pietro Zanotti,
Aaron Iemma del Wwf e Beppo Toffolon, di Italia Nostra, anche il giovane Alberto Dallago, di Fridays
for future Trento. M. Di Tolla Deflorian

 

Trentino, 15 novembre 2019

«Valdastico, fuori il progetto»

La lettera aperta è indirizzata ai ministri dei trasporti e dell’ambiente, oltre che ai presidenti di
Trentino (Fugatti) e Veneto (Zaia) e a tutti i sindaci dei comuni coinvolti. La firmano le 31
associazioni che fanno capo al coordinamento “ No Valdastico Nord – A31”, e pongono una serie di
interrogativi. Innanzitutto se la concessionaria dell’autostrada A4 abbia depositato, al Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti un documento di fattibilità sul completamento dell’A31 in Trentino.
Poi, evidenziando che vi è stato un pronunciamento con sentenza del Consiglio di Stato sul
precedente progetto definitivo, chiedono altre risposte. In primis, quando il Ministero dei Trasporti
intenda rendere pubblico lo studio di fattibilità e se si tratti «di un generico studio sul collegamento
autostradale o di progetto di fattibilità tecnica ed economica previsto nell’art. 23 del nuovo Codice
degli Appalti».

Il coordinamento No A31 chiede anche quale metodo di coinvolgimento dei cittadini
sulle decisioni sull’opera vogliano mettere in campo la Provincia, la regione Veneto, il Ministero e la
società A4, quanto costino l’opera e lo stesso “studio di fattibilità”, se questo abbia «la natura di
progetto di fattibilità tecnica ed economica» e se rientri «tra le eventuali alternative progettuali, in
ossequio al Protocollo dei Trasporti della Convenzione delle Alpi, il potenziamento della linea
ferroviaria della Valsugana da adibire anche al trasporto merci». Sulle “opere di compensazione”,
rispondono che «alla devastazione del territorio non si risponde proponendo opere aggiuntive che
hanno come unico scopo un improbabile consenso delle comunità interessate».