Venezia affossa l’offshore «L’opera non sta in piedi»

Dal Corriere delle Alpi del 27 ottobre 2017

Pino Musolino e Luca Zaia contrari
Venezia affossa l’offshore «L’opera non sta in piedi»

VENEZIA Il Porto offshore di Venezia? «Parlano i numeri e le regole le dettano i mercati, non io. Abbiamo poche ma importanti risorse e dobbiamo indirizzarle su opere prioritarie» risponde il presidente dell’Autorità portuale veneziana Pino Musolino. E il Porto d’altura lo è? «Il progetto non sta in piedi – ammette in seconda battuta Musolino – lo dicono anche i terminalisti». Nonostante l’accordo con i cinesi, nemmeno Luca Zaia dimostra simpatia per il progetto: «Non ho la piena convinzione che sia questa la strategia da portare avanti – precisa il governatore veneto -. Se saremo chiamati a dire la nostra, chiederemo di consultare i dati. Ma vogliamo numeri competitivi non quelli che circolano “on the road”, come le stime Msc sulle rotture di carico con incrementi di costo considerevoli».

In sala, ieri a Venezia, sedeva, da attento ascoltatore degli Stati generali della logistica, anche l’ex presidente del Porto veneziano Paolo Costa. Fu lui a lanciare nel 2012 il progetto di una “macchina portuale” accessibile, otto miglia al largo della costa, dove i fondali hanno una profondità di 20 metri. Le risorse stimate per la realizzazione erano inizialmente di 2,1 miliardi di euro. Eppure ieri sul palco, l’unico a notare la grande assenza del progetto dalla lista di priorità della nuova cabina di regia, è il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: «Non vedo citato nel documento sottoscritto il progetto per far arrivare le grandi navi oceaniche a Venezia, prima chiamato offshore e poi mini-offshore, puntando ora a utilizzare le aree ex-Syndial, su cui sono state già spese grandi cifre per banchinarle e riguardo a cui, come città, abbiamo deciso che le aree centrali di Porto Marghera restino al porto, scongiurando che siano destinate alle navi da crociera. Sono oramai troppe le decisioni che la città aspetta da anni» sbotta il sindaco.

Ma l’offshore pare destinato a uscire dall’agenda, seguendo le sorti dell’ex presidente Costa che tanto lo volette al punto di rompere con il collega del porto di Ravenna, Daniele Rossi, ieri a Venezia, seppur uscito dall’Associazione dei Porti del Nord Adriatico, il Napa. «Dobbiamo far ripartire il Napa non perché diventi un carrozzone ma un grande centro di ricerca e lobby. Non siamo i fratelli scemi d’Europa» esorta Musolino che ha scritto una lettera ai colleghi sulla questione. «L’ho fatto dopo un incontro a Barcellona con altri porti europei che ci guardano con la puzza sotto il naso. Il Napa ci serve per colmare il gap con l’Europa». «Ora Ravenna è pronta a rientrare» conferma il presidente di Trieste Zeno D’Agostino che ricorda che a breve, per il principio di rotazione, la presidenza Napa tornerà a Trieste.

Eleonora Vallin