Zaia: più tasse ai veneti per la Pedemontana

Dal Corriere delle Alpi del  08-03-2017
La Regione stanzia 300 milioni per sbloccare i cantieri della superstrada
ma nel 2018 sarà reintrodotta l’addizionale regionale Irpef abolita 8 anni fa
Zaia: più tasse ai veneti per la Pedemontana
VENEZIA Se l’inferno è lastricato di buone intenzioni, la Superstrada pedemontana veneta sarà lastricata dai quattrini sborsati dai contribuenti. Per scongiurare un catastrofico blocco dei cantieri, il governatore Luca Zaia ha deciso infine di iniettare nell’opera 300 milioni euro (in aggiunta ai 400 erogati dallo Stato) contraendo un mutuo bancario e reintroducendo a partire dall’anno prossimo l’addizionale regionale sull’Irpef cancellata nel 2009 da Giancarlo Galan. A pagare il debito, così, saranno i cittadini il cui reddito annuale lordo superi i 28 mila euro; escluse le categorie “protette” (disabili o persone che li hanno a carico) l’aumento delle tasse risparmierà 2 milioni di contribuenti gravando sui restanti 620 mila di ceto medio-alto. L’inasprimento fiscale (articolato negli otto scaglioni che riportiamo in tabella) spazierà così da un minimo di 36 euro annuali per i redditi fino a 30 mila al massimale di 936 euro per chi supera gli 80 mila. Quanto durerà il prelievo? Non è dato di saperlo: Zaia ha definito la misura «temporanea, prudenziale e modificabile alla quale siamo costretti a causa del Fiscal compact voluto dall’Europa e del miliardo di tagli inderti da Roma», senza però specificarne i limiti temporali. Un passo indietro. Illustrando la manovra in apertura dei lavori dell’assemblea regionale, il governatore leghista ha ricapitolato le tappe di un progetto – la strada veloce a pagamento che corre per 94 km tra Spresiano e Montecchio Maggiore, attraversando 36 comuni – avviato nel remoto 1990 e appaltato nel 2006 in project financing al Consorzio Sis-Dogliani vincitore della gara europea. Con un contratto-capestro per la Regione, impegnata a garantire al privato gli eventuali m

ancati incassi rispetto al previsto, in barba al principio di rischio d’impresa. «Il flusso di 33 mila veicoli giornalieri stimati prima della crisi non regge più, oggi la società specializzata Area Engineering lo valuta intorno ai 27 mila, con conseguente riduzione dei pedaggi, e questo divario ha determinato l’impasse, sancendo la “non bancabilità” di Sis da parte di Cassa depositi e prestiti e Banca europea degli investimenti», ai quali Dogliani si è rivolto invano (attraverso JP Morgan) in vista dell’emissione di bond per 1,6 miliardi, necessari a completare i lavori, giunti a un terzo del cammino. Un affanno finanziario che ha esposto la stessa Regione al rischio di default. Ora i termini dell’accordo cambiano drasticamente, rimodellati da mesi di trattative condotte da Ilaria Bramezza (il segretario generale di Palazzo Balbi) con il Governo, le banche ed il Gruppo Dogliani. «Le tariffe originarie vengono scontate del 23% per i veicoli leggeri e del 16% per quelli pesanti e ad incassare i pedaggi sarà la Regione e non più Sis che rinuncia così a 6,7 miliardi di introiti nei prossimi vent’anni, assumendosi anche il rischio di qualità, manutenzione e buon funzionamento dell’opera in fase di gestione», ha scandito Zaia «mentre viene eliminato l’originario canone di disponibilità a carico della Regione che ammontava a 532 milioni in 15 anni».

Brutte notizie per i residenti lungo il tracciato, esclusi dalle esenzioni del pedaggio ventilate fin qui. L’obiezione: nel project gli investimenti prevalenti spettano al privato, non certo ai cittadini o alle istituzioni… «L’alternativa sarebbe la paralisi della Pedemontana, il maggior cantiere pubblico attivo in Italia, con ripercussioni a cascata su lavoratori, imprese e cittadini espropriati in attesa di indennizzo. Abbiamo salvaguardato la gran parte dei contribuenti e i vantaggi per la Regione sono cospicui: un risparmio stimato in 9,5 miliardi, la scomparsa definitiva della clausola di riequilibrio finanziario a nostro carico, la certezza del closing finanziario, l’imposizione di termini e penali per il pagamento degli espropri». Parole accompagnate dalla proiezione di un video che esaltava le prospettive della superstrada, accreditata di occupare con l’indotto 32 mila lavoratori, accrescendo il Pil veneto dell’1, 5%. Tant’è. Smaltita la sorpresa, e in attesa di discutere nel dettaglio la proposta nelle prossime settimane, in aula non sono mancati toni critici, anche vivaci, per l’inatteso ricorso alla leva fiscale. Un clima nervoso, che contagiato lo stesso governatore: «Mi assumo la responsabilità di risolvere un problema che ho ereditato, io non faccio il paraculo», ha esclamato in deroga al consueto aplomb «la Pedemontana incompiuta sarebbe un disastro, quella completata sarà una risorsa formidabile. Se qualcuno vuole speculare sulle disgrazie, faccia pure. La nostra soluzione tiene conto dei pareri dell’Avvocatura regionale e dello Stato, dell’Anticorruzione di Cantone e dei legali più autorevoli. Questo Consiglio è sovrano, valuti e decida».

di Filippo Tosatto

 

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