Zaia: più tasse ai veneti per la Pedemontana
Pubblicato on 9/Mar/2017 in Newsma nel 2018 sarà reintrodotta l’addizionale regionale Irpef abolita 8 anni fa
ancati incassi rispetto al previsto, in barba al principio di rischio d’impresa. «Il flusso di 33 mila veicoli giornalieri stimati prima della crisi non regge più, oggi la società specializzata Area Engineering lo valuta intorno ai 27 mila, con conseguente riduzione dei pedaggi, e questo divario ha determinato l’impasse, sancendo la “non bancabilità” di Sis da parte di Cassa depositi e prestiti e Banca europea degli investimenti», ai quali Dogliani si è rivolto invano (attraverso JP Morgan) in vista dell’emissione di bond per 1,6 miliardi, necessari a completare i lavori, giunti a un terzo del cammino. Un affanno finanziario che ha esposto la stessa Regione al rischio di default. Ora i termini dell’accordo cambiano drasticamente, rimodellati da mesi di trattative condotte da Ilaria Bramezza (il segretario generale di Palazzo Balbi) con il Governo, le banche ed il Gruppo Dogliani. «Le tariffe originarie vengono scontate del 23% per i veicoli leggeri e del 16% per quelli pesanti e ad incassare i pedaggi sarà la Regione e non più Sis che rinuncia così a 6,7 miliardi di introiti nei prossimi vent’anni, assumendosi anche il rischio di qualità, manutenzione e buon funzionamento dell’opera in fase di gestione», ha scandito Zaia «mentre viene eliminato l’originario canone di disponibilità a carico della Regione che ammontava a 532 milioni in 15 anni».
Brutte notizie per i residenti lungo il tracciato, esclusi dalle esenzioni del pedaggio ventilate fin qui. L’obiezione: nel project gli investimenti prevalenti spettano al privato, non certo ai cittadini o alle istituzioni… «L’alternativa sarebbe la paralisi della Pedemontana, il maggior cantiere pubblico attivo in Italia, con ripercussioni a cascata su lavoratori, imprese e cittadini espropriati in attesa di indennizzo. Abbiamo salvaguardato la gran parte dei contribuenti e i vantaggi per la Regione sono cospicui: un risparmio stimato in 9,5 miliardi, la scomparsa definitiva della clausola di riequilibrio finanziario a nostro carico, la certezza del closing finanziario, l’imposizione di termini e penali per il pagamento degli espropri». Parole accompagnate dalla proiezione di un video che esaltava le prospettive della superstrada, accreditata di occupare con l’indotto 32 mila lavoratori, accrescendo il Pil veneto dell’1, 5%. Tant’è. Smaltita la sorpresa, e in attesa di discutere nel dettaglio la proposta nelle prossime settimane, in aula non sono mancati toni critici, anche vivaci, per l’inatteso ricorso alla leva fiscale. Un clima nervoso, che contagiato lo stesso governatore: «Mi assumo la responsabilità di risolvere un problema che ho ereditato, io non faccio il paraculo», ha esclamato in deroga al consueto aplomb «la Pedemontana incompiuta sarebbe un disastro, quella completata sarà una risorsa formidabile. Se qualcuno vuole speculare sulle disgrazie, faccia pure. La nostra soluzione tiene conto dei pareri dell’Avvocatura regionale e dello Stato, dell’Anticorruzione di Cantone e dei legali più autorevoli. Questo Consiglio è sovrano, valuti e decida».
di Filippo Tosatto